La pratica è già sul tavolo del sindaco di Washington. Trattasi della nuova destinazione duso di alcuni locali delledificio più importante della città, del Paese tutto, direi del mondo: la Casa Bianca. La famiglia Obama vuole rifare larredo, i locali, non credo la tappezzeria. Il quattro più uno desidera sistemarsi senza stravolgere il passato, ma conservando alcune tradizioni. Michelle, the boss, la first lady passata dal bilocale di South Side, periferia nera di Chicago, alla dimora presidenziale ha le idee chiare per sé, per il consorte Barack, per le due pupe, Sasha e Malia, e per Marian, che sarebbe la mamma e, dunque, la suocera del presidente, una parente importante appresso, dislocata nellEast Wing, lala orientale delledificio, laddove vive la famiglia, non molto, non troppo lontano dalla stanza ovale, famosa per larchitettura, per la storia mondiale che ivi è stata decisa e per alcuni accidenti di cronaca locale e pruriginosa che hanno riguardato i presidenti.
Obama è davvero fortunato ma sua moglie ancora di più. Se infatti Barack ha una sola suocera, Marian per lappunto come bagaglio appresso, Michelle ne avrebbe quattro, perché si racconta che Barack senior avrebbe avuto quattro mogli quattro, va da sé che se lharem avesse dovuto seguire il parentame la fotografia di gruppo, dopo linsediamento, sarebbe stata extralarge (per onore di cronaca aggiungo che due delle quattro ladies risulterebbero defunte, una prece per loro). E invece la famiglia è di quelle giuste, belle, dagli anni di John Kennedy non si vedevano più minorenni (nel senso buono ovviamente) alla White House, bambini e bambine sotto, sopra, di fianco alle scrivanie, allora John-John e Carolina, adesso Sasha e Malia, magari con balocchi diversi, dai trenini a internet nel giro di mezzo secolo, ma con la stessa faccia allegra dei marmocchi, soggetti di desiderio forte per i fotografi e le telecamere. Per quanto riguarda gli arredi poi, Obama non vuole perdere lallenamento. Ama la palla al cesto mentre il suo predecessore se la spassava con il bowling, la cui palla nera ricorda le bombe disegnate nei fumetti e cartoons. Via dunque la lunga pista per birilli e strike, qua mettiamo il canestro, qua la linea dei tre punti e magari la panca per Craig, il quale è il fratello di Michelle ma soprattutto è un coach, un allenatore di pallacanestro, Obama risparmia sulle spese e si porta avanti con il lavoro. Lo sport aiuta la mente e se il bowling è disciplina da single ed è pure ripetitivo, il basket coinvolge, si deve giocare in gruppo, anzi in cinque, dunque i conti tornano per gli Obama United, con una prevalenza schiacciante (aggettivo al bacio per questo sport) delle quote rosa, quattro contro uno.
I lavori fervono, la pratica della Dia (denuncia inizio attività) dovrà forse essere sottoposta alla Cia e intanto la famiglia ha fatto un giro al canile per cercare il cucciolo che completi la fotografia, secondo tradizione. Cè stato pure un sondaggio tra gli americani che non si fanno mancare mai nulla da morning a night: quale è il cane ideale per il nuovo presidente? Gli interpellati hanno indicato il barboncino, esemplare passato di moda che potrebbe trovare un rilancio planetario, più di Laika, la prima cagnetta astronauta.
A Washington si sono viste trottare tutte le razze, setter irlandese (Nixon), spaniel, terrier e pastore tedesco (Kennedy), bovaro delle Fiandre (Reagan), un cane cantante e ululante (si chiamava Yuki, quello di Lyndon Johnson), un anticipo dei cartoni giapponesi, dico Heidi del generale Eisenhower, il cocker di Truman, il gatto (Socks, per le zampine bianche su pelo nero, ehm) di Clinton che aveva adottato anche Buddy, un Labrador, guarda a volte la coincidenza di certi nomi di razza!
Cè del movimento, dunque, dalle parti del civico 1600 di Pennsylvania Avenue NW Washington: la ditta di traslochi, gli imbianchini, lelettricista, lidraulico, tutta roba di repertorio in attesa del venti di gennaio, quando davvero incomincerà la nuova era, lavventura di Barack Obama e della sua brigata, alla scoperta dellAmerica. I vicini di casa sono stati informati.
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