Milano - Qualcuno ha il coraggio di chiamarli nomadi, «figli del vento», ma il lungo viaggio dai casermoni in cemento della periferia di Bucarest fino al fango delle baraccopoli italiane ormai conserva ben poco di romantico. È piuttosto una discesa agli inferi quella vissuta da almeno 50mila bambini rom, quelli cioè che nelle nostre città ci sono arrivati scivolando negli ingranaggi oliati dal racket dell’immigrazione clandestina. Per i piccoli trascinati attraverso i confini dell’area Schengen la strada verso l’Occidente, visto nello schermo della tv - ricostruiscono gli esperti di criminologia internazionale - quasi mai è una scelta, semmai una costrizione. Un debito che si sottoscrive a vita, nella speranza un giorno o l’altro di ripagarlo. Lavorando, promettono prima. Proprio così: il passaporto entra in possesso del gruppo criminale che saprà condurti a Parigi, Londra, o Roma. Non è solo una promessa in cambio di documenti, però. Il prezzo reale da corrispondere è la libertà. E succede che i nuovi schiavi hanno appena messo i denti da latte.
Le baby-lucciole alla fiera dell’Est
A volte, invece, «sono loro a comprarti», racconta una ragazza passata per le cure delle assistenti sociali e per le carezze delle suore del «Nocetum», periferia sud di Milano, centro di recupero convenzionato con il Comune. Terrorizzata solo al pensiero di ricordarsi il proprio nome, «perché quelli sono in giro». Quelli sono i suoi familiari: vivono ancora a duecento metri di distanza, nelle roulotte. Per lei l’Italia della pubblicità s’è rivelata un vialone dietro il Cimitero Maggiore. Le auto che sfrecciano, qualcuna che accosta e chiede «Quanto?» Risposta: «Trenta euro. Meno delle altre».
Dopotutto è stata una faccenda di soldi, sin dall’inizio. Il dramma è che non è nemmeno una vicenda originale, la sua, ma come tante. I genitori l’hanno venduta a mille euro a dei lontani zii, «un affare», sarebbe a dire 100 euro ogni compleanno. L’equazione è diretta, a 10 anni sui marciapiedi di Milano sono un patrimonio destinato a moltiplicarsi. Previsione azzeccata. «Ogni notte portavo nelle tende pure 500 euro». Carne fresca a peso d’oro, come quello nascosto nelle buche del terreno o tra i denti degli sfruttatori. Dai sorrisi «che non dimentichi, che la notte riappaiono sottoforma di incubi».
Business e deformazioni
Nell’assurda bilancia dei profitti amministrati dai clan zingari, una mancanza può colmare un portafogli. Il traffico degli invalidi e dei mutilati è cosa ben nota alle procure di mezza Italia. A dicembre scorso i carabinieri hanno portato allo scoperto una banda, con base nella provincia di Milano, che costringeva ai semafori della metropoli bambini storpi e handicappati. Via le bende, le protesi strappate dai capi. Le deformità dovevano essere ben visibili, esposte al sole in estate e alla pioggia in inverno. L’unico braccio, teso verso i finestrini in cerca di monetine. Non bastava l’umiliazione. L’incasso, a fine giornata, non poteva scendere al di sotto dei cento euro. Altrimenti, scattavano le botte. Più forti dove le ferite e le malformazioni bruciano ancora. Eppure nessuno fuggiva, perché sennò di notte quei bimbi erano costretti a dormire all’addiaccio, peggio perfino delle catapecchie in legno e lamiera. Nessuno scappava, semplicemente perché non ci riusciva. Diceva vantandosi una madre, al telefono con un altro aguzzino, sorpresa da un’intercettazione: «Io questo pericolo non lo corro, io i miei li tengo al guinzaglio». La catena stretta al collo dei ragazzini mandati a mendicare nelle metropolitane, addirittura in mezzo allo shopping della Galleria, quando Natale è vicino e la compassione della gente è più a buon mercato. Il fiume di denaro dell’elemosina tocca i 900mila euro al mese, specie se si arrotonda il conto affidando ai più grandicelli qualche commercio delicato, come lo spaccio della droga a clienti poco più che coetanei.
Uomini e topi
Fanno presto a crescere i piccoli nei corridoi della Stazione Centrale di Milano. O lungo i binari di Roma Termini. E più crescono più sono rispettati, perché corrono veloci e spariscono in un niente. Infatti li hanno battezzati «piranha», o quanto meno «topini». In bocca non portano pesciolini o formaggio, ma le banconote dei turisti e dei pendolari, troppo distratti per accorgersi del gioco di prestigio. Quattrocento colpi al giorno: li hanno contati i City Angels milanesi in un giorno qualsiasi durante il via vai delle vacanze estive, cercando di persuaderli a lasciare la strada. Sembravano gradire l’interessamento. «Grazie lo stesso, preferiamo restare qui». Poi, di notte, hanno incendiato il container coi viveri e le coperte destinate ai clochard.
Attorno alle squadre «in servizio» in stazione, altre di sentinelle. Sono gli stessi rom adulti a sorvegliare e coprire le spalle ai piccoli, pronti a intervenire nell’eventualità che il derubato reagisca al borseggio. Ovvio, il denaro, poi deve finire interamente nelle tasche dei capifamiglia. Gli autori degli scippi sono invece portati a indebitarsi nei confronti dei padri-padroni, a giocare d’azzardo coi dadi per comprarsi le caramelle e le figurine.
Battaglia senza quartiere: a Milano, durante una retata, le forze dell’ordine si sono beccate in testa pietre e bottiglie. E comunque, «se pure riusciamo a fermarli - ammette un agente - hanno tutti meno di 14 anni. Un giro in centrale e rieccoli qua a rubare». Dagli ultimi dati del ministero di Grazia e Giustizia risultano segnalati agli uffici del servizio sociale minorile 2.424 zingarelli, il 12 per cento del totale. Alla fine sette volte su dieci scappano dalle comunità. I banchi di scuola restano un miraggio. Così tornano a dormire in mezzo ai veleni dei campi rom, discariche a cielo aperto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.