Bambino russo adottato in Usa e poi respinto: è crisi con Mosca

Una crisi diplomatica fra Usa e Russia, scatenata da un’adozione. Il caso del bimbo russo di 7 anni, prima adottato da una donna del Tennessee e poi rispedito da solo in Russia perché lei lo riteneva «violento e psicopatico», si è trasformato in un incidente internazionale. Dopo gli interventi del presidente russo e del suo ministro degli Esteri, ieri è stato l’ambasciatore Usa a Mosca, John Beyrle, ad esprimere l’imbarazzo americano, mentre il dipartimento di Stato ha confermato che una delegazione Usa sarà a Mosca «entro la settimana» per incontrare le autorità russe e rivedere le procedure riguardanti le adozioni.
La storia di Artiom Saveliev ha destato turbamento per l’operato di Torry Ann Hansen, la madre adottiva di Shelbyville. La donna, che vive sola, aveva adottato il bambino sei mesi fa, che era diventato un regolare cittadino americano. Ma dopo meno di sei mesi la donna ha deciso di rimandare il bimbo in Russia. L’ha caricato da solo su un aereo, con una lettera: «È un bambino violento, uno psicopatico con gravi problemi di comportamento.

L’orfanotrofio russo mi ha mentito». Poi è scomparsa. Il presidente Medvedev l’ha definito un «atto mostruoso», il ministro Lavrov ha minacciato di congelare tutte le adozioni di bambini russi verso gli Usa e Washington non ha nascosto il suo imbarazzo.

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