Banca Carige, bilancio in salute Berneschi «vede» Doria sindaco

di Ferruccio Repetti

È il «solito» Berneschi: ammicca, sorride, dice e non dice, allude, brontola, anzi mugugna. Poi, quando meno te l’aspetti (se non lo conosci da un po’...), piazza l’affondo. Come una sciabolata. È sempre lui, il presidente di Banca Carige, il protagonista, alla presentazione del bilancio dell’istituto, anche se quelli che gli stanno a fianco non sono certo dei comprimari: il vicepresidente Alessandro Scajola, il direttore generale Ennio La Monica, i condirettori Mario Cavanna e Giacomo Ottonello, il superconsigliere Mario Venturino. Loro, compunti, snocciolano le cifre: nel 2011 un utile consolidato di oltre 186 milioni (+5,3 per cento rispetti all’esercizio precedente), l’utile della capogruppo che si attesta sui 176 milioni, un dividendo di 7 centesimi di euro per le azioni ordinarie e di 0,0875 euro per le azioni di risparmio. E inoltre: impieghi alla clientela cresciuti dell’8 e mezzo per cento, a quota 27,5 miliardi; raccolta complessiva di 52 miliardi (anche questa voce è in aumento: +2,6 per cento). Soprattutto, precisa in particolare La Monica, «registriamo una crescita importante nei volumi di intermediazione, perché siamo ancora una banca che fa il mestiere tradizionale di raccogliere i soldi dalle famiglie e dalle imprese e prestarli a famiglie e imprese».
Ma Berneschi gigioneggia e inevitabilmente conquista la scena. Fino al punto da «designare» già il nuovo sindaco: «Sulla gronda, vedremo Doria cosa farà» replica a una domanda sulle infrastrutture. E nessuno crede che gli sia uscito di bocca involontariamente. Sulla vendita dell’aeroporto: «La gara era un po’ pesante. Si può chiedere una cifra, anche alta, per la struttura, ma non si può imporre cosa si deve fare. Per noi è importante che venga sviluppato: io sto andando a Roma in auto perché ci metto meno». Sulle autorità monetarie del continente: «Le misure che sono state prese dalla Bce, la Banca centrale europea - sottolinea il presidente - hanno aiutato molto il sistema bancario perché gli hanno dato liquidità, consentendogli di continuare a finanziare». Il costante controllo della qualità del credito ha permesso di mantenere il rapporto netto fra sofferenze e impieghi al 2,8 per cento, allineato al livello di sistema, e di contenere l’incremento annuo delle sofferenze al 21,5 per cento. «La raccolta della Bce - aggiunge ancora Berneschi - è in sostituzione delle obbligazioni in scadenza nel 2012, a fronte di impieghi (mutui) a medio-lungo termine. Ecco perché con i soldi della Bce manteniamo i finanziamenti e l’equilibrio finanziario, senza creare problemi a imprese e famiglie. Una volta - spiega - c’era perfetta correlazione tra impieghi e raccolta a medio termine. Non puoi fare un mutuo a vent’anni e la provvista a 5 anni. I 2 miliardi che abbiamo avuto complessivamente dalla Banca centrale europea equivalgono alle scadenze che abbiamo nel 2012».
Infine, con realismo: «Non sono ottimista per i prossimi anni. Come si fa ad esserlo? - incalza il presidentissimo -. Mi riferisco ai nostri problemi, non alla Grecia o al Portogallo. Bisogna pensare agli investimenti, se no è sopravvivenza». Decisamente ottimista, invece, sul Gruppo Carige: «Sono clientela e azionisti a darci fiducia. Siamo consapevoli delle sofferenze di famiglie e imprese - conclude Berneschi - e stiamo lavorando per superare il problema, almeno in Liguria. Meglio non fare discorsi, ma fare fatti. Anche per questo studiamo con la Regione un progetto per eseguire i pagamenti di fatture che l’ente pubblico non riesce a soddisfare.

A patto che qualcuno ci dica che la fattura esiste! Questa operazione, intendiamoci, dovrebbe essere estesa a tutto il Paese» perché «la burocrazia sta ammazzando l’Italia. A volte ci vuol poco a far girare le cose, ma sembra che non ci sia la volontà».
Chi deve capire, capisce, a «Palazzo». Solo che dovrebbe anche muoversi. Tanto, Berneschi, quando ci si mette, non molla l’osso.

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