Banche, ecco come battere i «pirati» di Internet

Cresce il numero degli italiani che dialogano con la propria banca quasi esclusivamente attraverso il canale di Internet. Un modo facile, veloce e, se si rispettano alcune regole e qualche accorgimento di buon senso, sicuro non solo per controllare l’estratto conto o i movimenti già effettuati ma anche per compilare un bonifico, pagare le tasse e le bollette, ricaricare il proprio cellulare e quello dei familiari o decidere come investire i propri risparmi in azioni, obbligazioni, titoli di Stato, Etf e fondi di investimento. Tutto con un semplice clic su Internet o con una chiamata al call center della propria banca, senza essere costretti a recarsi alla filiale sotto casa. L’home banking conviene dal punto dei vista dei costi e assicura una grande flessibilità, visto che on line l’operatività è di norma possibile sette giorni su sette e 24 ore su 24.
Per operare con la propria banca via Internet in tutta sicurezza è però bene rispettare il decalogo proposto dall’Abi, l’Associazione bancaria italiana. La prima regola per proteggersi dal rischio di frodi e di furto dei dati personali, è diffidare di qualunque e-mail che chieda di inserire i codici delle proprie carte di pagamento o le chiavi di accesso al servizio di home banking. Una banca, infatti, non domanderebbe mai tali informazioni attraverso la posta elettronica. È poi possibile riconoscere le truffe telematiche facendo attenzione ad altri dettagli: sovente si tratta di e-mail non personalizzate e che contengono un messaggio generico di richiesta di informazioni personali per motivi non ben specificati (come scadenza, smarrimento, problemi tecnici); fanno uso di toni intimidatori (sovente minacciano la sospensione dell’account) e promettono una remunerazione immediata a seguito della verifica delle proprie credenziali di identificazione. Se si riceve un messaggio «pirata» il primo passo da compiere è quindi informare la propria banca. É importante, poi, ricordarsi di non «cliccare» sui link contenuti nelle e-mail sospette (perché potrebbero condurre a un sito contraffatto) e diffidare di indirizzi web molto lunghi, contenenti caratteri inusuali, quali in particolare la «@». L’Abi ricorda, inoltre, di inserire i propri dati riservati unicamente nelle pagine web protette: riconoscibili dall’indirizzo che comincia con «https://» e non con «http://», oltre che dalla presenza di un lucchetto, e di diffidare se improvvisamente cambiano le modalità di inserimento dei dati.
É, inoltre, fondamentale controllate periodicamente gli estratti conto per verificare gli addebiti e avere cura di aggiornare sia il browser sia il sistema antivirus del proprio computer. Come avviene nel mondo reale, anche su Internet occorre infatti essere certi di sapere a chi si stanno comunicando i propri codici di conto corrente, del Bancomat o della carta di credito. Per chi non commette imprudenze l’home banking è quindi una valida soluzione e le stesse banche, sia quelle online sia quelle tradizionali, hanno in questi anni concentrato gli sforzi per rendere i propri siti di facile utilizzo, intuitivi e il più possibile impenetrabili agli hacker. Per esempio il sito Internet di Ing Direct, che essendo una banca diretta opera esclusivamente via web e telefono, utilizza sia un protocollo Ssl che garantisce, attraverso un sistema di crittografia, la sicurezza delle transazioni effettuate, sia un sistema di criptazione dei dati. Il gruppo ha inoltre introdotto nella pagina di log-in una tastiera numerica digitale per l’inserimento del pin: la posizione dei numeri cambia ad ogni accesso, così da neutralizzare gli eventuali programmi di spyware presenti sul pc. Ogni cliente riceve, poi, una carta codici operativi da utilizzare per autorizzare le operazioni sul proprio conto corrente.
Secondo una ricerca dell’Abi, in Italia nel 2008 erano comunque già 14,5 milioni (in crescita dell’8,6% rispetto all’anno precedente) i conti correnti abilitati ad almeno uno dei canali alternativi allo sportello tradizionale: Internet, il telefono e il cellulare. In pratica si tratta della metà dei conti correnti complessivi(46%). La soluzione più usata è il canale online, con quasi 9 milioni di conti attivi: le operazioni più frequenti, dopo la consultazione dell’estratto conto, sono i bonifici, i pagamenti, le ricariche del cellulare e quelle delle carte prepagate.

I conti che utilizzano il phone banking erano invece 9,3 milioni, pari al 31% del totale, e nella gran parte dei casi, il cliente usa il telefono per chiedere informazioni sul conto o sull’andamento della Borsa. In crescita anche i conti attivi via cellulare.

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