Le banche italiane in classifica

Il numero di ottobre di BancaFinanza, in edicola dal 14 ottobre, è come di consueto, dedicato alle classifiche degli istituti di credito per produttività, redditività, solidità ed equilibrio

Le banche italiane in classifica

Il numero di ottobre di BancaFinanza, in edicola dal 14 ottobre, è come di consueto, dedicato alle classifiche degli istituti di credito per produttività, redditività, solidità ed equilibrio. E dai risultati di bilancio ottenuti dalle banche italiane emerge subito un’importante constatazione: i nostri istituti di credito hanno retto abbastanza bene l’urto della crisi. Pochi i conti economici in negativo, pur in presenza di una forte riduzione degli utili netti, talvolta “aiutati” da proventi di natura straordinaria. Poche anche le banche con patrimoni sotto i livelli minimi, anzi in genere le banche mostrano ratios ampiamente al disopra, con un core tier 1 in media del 7%, media tenuta “su” dalla solide banche di credito cooperativo.
Fra i gruppi maggiori è sempre Ubi Banca a piazzarsi primo assoluto, grazie alla migliori posizione sia in termini di solidità che di produttività, battuto solo nella redditività da Popolare dell’Emilia Romagna, gruppo che  debutta fra i maggiori grazie alla sua cresciuta dimensione. Nella categoria dei big ritorna Bnl che lo scorso anno era rimasta esclusa in quanto, dopo l’entrata nel gruppo Bnp Paribas, aveva presentato un bilancio di soli 3 mesi. Resta tuttavia in penultima posizione, seguita solo dal Monte Paschi di Siena, segno che la ristrutturazione non è ancora del tutto completata. Tra i grandi gruppi è la Cariparma Friuladria a ribadire la sua ormai storica supremazia, conquistata per il primato nella solidità e nella redditività. Resta il miglior gruppo nonostante i conti siano questa volta penalizzati da un cospicuo accantonamento a fondi rischi ed oneri destinato a tutelare i clienti, che hanno effettuato operazioni in titoli, polizze e derivati, che hanno sofferto per le conseguenze della crisi, in particolare i sottoscrittori delle polizze emesse da Crédit Agricole Vita con sottostante Glitnir Banki. Va poi fatta menzione di come il gruppo Cr Firenze raggiunga la terza posizione, subito dopo il gruppo Carige, grazie all’apporto delle Casse Centro, che hanno realizzato complessivamente un buon utile e che sono state trasferite alla sub holding fiorentina dalla capogruppo Intesa Sanpaolo.
Le classifiche individuali di maggiori e grandi questa volta sono stata accorpata in una unica graduatoria. Troppo scarsa infatti sarebbe risultata quella delle maggiori per via della riorganizzazione societaria del gruppo Unicredito, che ha pubblicato bilanci solo parziali delle più importanti controllate. Mancano anche,nella categoria delle grandi, i bilanci della Banca di Roma e del Banco di Sicilia, redatti anche questi per solo 2 mesi.
In testa troviamo quindi la Popolare di Bergamo, che si distingue per la sua produttività. La crisi si fa sentire invece nei conti della Popolare di Sondrio, che mantiene una buona posizione, grazie alla sua indiscussa solidità, ma che si piazza ultima nella redditività per le pesanti perdite su titoli, sulle obbligazione Lehman Brothers e sulla partecipata Italease. Anche il Credem, banca sempre in primissime posizioni nelle edizioni scorse, mostra qualche incrinatura nella redditività su cui si è fatto sentire un pessimo risultato della attività di negoziazione. Va, al contrario, sottolineato come il Banco di Napoli si distingua per la miglior redditività ma che è decisamente favorita dal guadagno straordinario per la cessione di 24 sportelli alla Popolare di Bari e dalle minori imposte per il riallineamento degli avviamenti. Infine fra le grandi non troviamo Agricola Mantovana e Antonveneta, quest’ultima solo momentaneamente, banche del gruppo Mps interessate dal processo di riorganizzazione che si è concluso nel 2009.
Anche nei gruppi medi ci sono cambi al vertice. In primo luogo in quanto la Cassa di Risparmio di Ravenna cresce di dimensione e, passando alla categoria superiore, si posizione subita al primo posto. Il Banco di Desio viene così detronizzato, anche in quanto mostra un utile in calo da 186 a 66 milioni. L’anno precedente aveva infatti realizzato un extra guadagno di 127 milioni dalla vendita della partecipazione Anima Sgr. Fra le banche medie è la Carime l’indiscussa prima assoluta, grazie alla solidità ormai assodata, ma anche per un utile cresciuto da 66 a 118 milioni per via del cambio di segno della attività di negoziazione e per i minori oneri di integrazione. In evidenza pure la Popolare di Ancona con un balzo dell’utile dovuto alla cessione della partecipazione in Ubi Pramerica. Senza questo aiuto extra il risultato sarebbe invece calato da 90 a 67 milioni.
Infine è da segnalare che molte sono le banche salite nelle categorie superiori, oltre a quelle già citate, il Banco di Sardegna, la Sella e la Popolare di Bari, che ha acquistato sportelli, la Risparmio di Asti. In discesa di classifica troviamo solo la Cassa di Risparmio di Venezia che ora sta fra le piccole in quanto ha ceduto 19 sportelli ma ha così realizzato un ricchissimo utile di 100 milioni netto imposte.

Fra le aziende piccole si distingue la Cassa di Risparmio di Rieti che ha preso il testimone dalla Banca di Legnano, ora in terza posizione. Infine come concludere senza citare fra le minori la presenza ormai collaudata in cima alle superclassifica della Banca Antonio Capasso di Alife, piccolo comune sul confine fra Campania e Molise.  

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica