«Le banche non sono vacche da mungere»

«Non vorrei» che le banche italiane venissero «sempre considerate un po’ come la vacca da mungere»: l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, rilancia i timori che agitano il sistema creditizio della Penisola davanti alla stretta fiscale annunciata dal governo con la cosiddetta «Robin tax». Il banchiere, che siede al vertice del più internazionale dei gruppi bancari italiani, usa toni pacati, quasi ironici, ma l’avvertimento al Paese resta. Anche perché «il giorno che non c’è più latte il problema può diventare anche un po’ più consistente», ha proseguito il numero uno di Unicredit ricordando che in Italia il livello di tassazione sul mondo del credito è il più elevato in Europa (in media sette punti percentuali) e che gli istituti stanno già facendo la propria parte per lo sviluppo del Paese attraverso gli impieghi alle imprese.
Senza contare - sottolinea Profumo - che dopo la Finanziaria e «a forza di “pescare” esclusivamente dalle banche», «operare in Italia sarà progressivamente meno interessante soprattutto per i grandi operatori internazionali».

Da qui la previsione che sarà «più difficile che vengano ad operare in Italia altre grandi banche», con la possibilità di qualche ricaduta sul fronte della concorrenza. «Questo significa - ha infatti concluso Profumo - potenzialmente meno servizi alle imprese da parte di grandi banche internazionali».

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