di Corrado Sforza Fogliani*
Le vicende economico-finanziarie, che stanno caratterizzando questi anni, hanno reso più complessi i rapporti tra il sistema del credito e quello delle imprese. Le banche svolgono, in prevalenza, attività di credito e hanno tutto l'interesse che essa si sviluppi correttamente, a sostegno della ripresa economica. Le stesse, però, devono essere messe in grado di poter fare tale attività, senza essere costantemente distratte da altri impegni, indotti da provvedimenti che, con il settore bancario, hanno poco a che vedere. Occorre, inoltre, distinguere il ruolo delle grandi banche nazionali, da quello delle banche locali. A livello locale le banche nazionali possono finire per assumere atteggiamenti poco rischiosi e comportamenti a redditività immediata, standardizzando le relazioni con la clientela. L'attività creditizia a favore delle Pmi e delle famiglie svolta dalle banche di minori dimensioni si fonda, invece, sulla relationship banking/lending. Il sostegno all'economia fornito dalle banche popolari rappresenta un punto di forza. Sono tre i settori nei quali si sono riscontrate le difficoltà maggiori: costruzioni, commercio e attività manifatturiere.
In generale, le imprese soffrono ritardi negli incassi dei crediti vantati. Questo incide fortemente sulla loro liquidità, costringendo molte aziende a ricorrere a prestiti bancari. Un accordo recentemente firmato con la locale Confindustria si pone, però, l'obiettivo di fornire un contributo alla crescita delle Pmi, attraverso il potenziamento delle capacità di pianificare il loro sviluppo e i relativi fabbisogni finanziari. Grazie a questo accordo, si potranno meglio coniugare le informazioni che le aziende riusciranno a rendere più trasparenti, con le conoscenze che la Banca ha degli stessi imprenditori.
*Presidente della Banca di Piacenza
e vicepresidente dell'Abi
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