Banche, revisori e analisti sapevano

Parmalat

Falsificazioni di ogni tipo, banche pronte a confezionare operazioni nascondi-debito e altrettanto pronte a intascare ricche commissioni, revisori nel migliore dei casi più simili a notai che a controllori, analisti in conflitto di interesse. Molti sono gli ingredienti del crac da 13,5 miliardi di Parmalat che, con un’esposizione serrata e meticolosa di oltre 5 ore, la consulente dei pm Stefania Chiarruttini ha presentato ieri alla prima sezione del tribunale di Milano, presieduta da Luisa Ponti, nel processo per aggiotaggio che vede 20 imputati tra cui l’ex patron di collecchio Calisto Tanzi.

La società di revisione Deloitte & Touche - ha aggiunto la consulente - conosceva le aree di criticità del bilancio Parmalat ma ha scelto di ignorarle completamente svolgendo un controllo solo «notarile». Domani si terrà il contro-esame della consulente, mentre per il 28 marzo sono previste le testimonianze degli ex-manager Gianfranco Bocchi e Claudio Pessina. Più avanti sarà la volta di Fausto Tonna e Alberto Ferraris.

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