Le banche tremano, le Borse vanno a picco

Il vento gelido della recessione ha sferzato ieri, di nuovo, tutto il pianeta. Le Borse hanno tremato ovunque e i listini sono crollati, sopraffatti da ondate di vendite. Milano è stata una delle piazze peggiori del mondo, con un tonfo del 6%, bruciando in poche ore 18 miliardi. L’Europa ha visto andare in fumo 200 miliardi. In serata, la chiusura di Wall Street ha confermato l’andamento di tutta la giornata: meno 4,24% il DJ, per la prima volta dal 1997 sotto la soglia psicologica dei 7mila punti, meno 3,99% il Nasdaq. Londra ha perso oltre il 5%, Parigi e Madrid il 4,5%, Francoforte il 3,5%. Tokio, che per l’effetto dei fusi orari è la prima a chiudere, e che intona quindi l’attività di tutti i listini, aveva chiuso con un cupo meno 3,81%. I listini asiatici dovevano ancora scontare la flessione del 6,2% del Pil Usa nel quarto trimestre del 2008, annunciata venerdì. Cui si è aggiunto il forte calo delle vendite di auto in Giappone, diminuite in febbraio del 32,4%. Anche Hong Kong ha perso il 3,9%, Seul il 4%.
Poi, il colpo definitivo lo hanno dato una banca e una società assicurativa, la britannica Hsbc e la compagnia statunitense Aig, due colossi che hanno trascinato nel loro vortice il settore finanziario. Hsbc ha annunciato un aumento di capitale di 17,7 miliardi di dollari (12,5 miliardi di sterline), il taglio di 6.100 posti di lavoro e la chiusura delle attività del credito al consumo negli Usa per far fronte a un crollo dell’utile del 70% nel 2008, a 5,73 miliardi di dollari contro i 19,1 miliardi dell’anno precedente. Il titolo a Londra ha chiuso con un tonfo prossimo al 20%.
American international group, considerata troppo importante per essere lasciata fallire, otterrà 30 miliardi di dollari di capitale fresco dal Tesoro Usa, dopo aver annunciato la maggiore perdita mai registrata da una società statunitense: il rosso degli ultimi tre mesi dell’anno si è attestato a 61,7 miliardi di dollari, dai 5,29 miliardi dell’analogo periodo dell’anno precedente. Il nuovo accordo, che prevede un ulteriore sforzo da parte del governo nel tentativo di soccorrere la compagnia evitandone il fallimento, potrebbe mettere a repentaglio altri fondi dei contribuenti. Ma Tesoro e Federal Reserve precisano che il prezzo da pagare, nel caso di non intervento, «sarebbe estremamente elevato». Aig aveva già ottenuto 150 miliardi. Venerdì scorso, va ricordato, il governo Usa ha aumentato la sua quota in Citigroup dall’8 al 36% per scongiurarne, anche qui, il fallimento.
Il resto della giornata è stato tutto una grande conseguenza: per dirlo con la solita semplificazione, un «lunedì nero». In picchiata soprattutto i titoli bancari europei, trascinati da Hsbc: Fortis meno 17%, Ubs e Banco Bilbao meno 10%, Unicredit meno 9,1%, Intesa Sanpaolo meno 8%, Banco Popolare meno 8,3%.

Tra gli industriali, giù energia e petroliferi, in tenuta l’auto. Con il crollo di ieri il Mibtel di Piazza Affari ha perso il 21,7% del suo valore dall’inizio dell’anno, dopo che nel 2008 l’indice si era praticamente dimezzato.

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