
Unicredit è salita al 26% di Commerzbank convertendo un altro 6% di derivati. E Berlino torna ad alzare le barricate: «Attacco non coordinato e ostile».
L'istituto guidato da Andrea Orcel ha concretizzato quanto annunciato a luglio e ha convertito parte della propria posizione (sintetica) rafforzandosi nel capitale della banca tedesca, in attesa di fare altrettanto («a tempo debito») con la parte restante della posizione di cui già dispone per arrivare a quasi il 29 per cento. Ovvero a un passo dalla soglia che farebbe scattare l'obbligo di un'Offerta pubblica di acquisto. Unicredit ha comunque ribadito che al momento non ha intenzione di chiedere una rappresentanza nel cda, ma «continuerà a monitorare attentamente i progressi di Commerzbank nel rafforzamento sostenibile della propria attività e nella creazione di valore per i propri azionisti, clienti e dipendenti». Nella nota l'istituto di Piazza Gae Aulenti specifica anche che «ad oggi, l'investimento ha superato le metriche finanziarie predefinite, creando così un significativo valore (ovvero plusvalenze) per gli azionisti» e si augura «che questa traiettoria positiva continui».
A sbarrare la strada di Orcel resta il governo tedesco, oggi guidato da Friedrich Merz, che è il secondo azionista di Commerz con il 12 per cento. Un portavoce del ministero delle Finanze ha ribadito che le proposte di acquisizione sono state «non concordate e ostili» aggiungendo che Berlino non venderà le sue azioni. Lo scorso 8 luglio Unicredit aveva annunciato di aver convertito in azioni una parte della propria posizione sintetica in Commerzbank, salendo a circa il 20% anche dei diritti di voto, e subito era arrivato un invito dall'esecutivo di Berlino ad accantonare i propositi di scalare il secondo istituto di credito della Germania. Quanto a Commerzbank, in una nota la banca tedesca commenta che «l'aumento della partecipazione non cambia nulla alla situazione fondamentale né alla nostra posizione» ed evidenzia che nel primo semestre è stato raggiunto «il miglior risultato operativo della storia della banca, pari a 2,4 miliardi». Nel corso della presentazione dei conti semestrali, l'ad Bettina Orlopp aveva sottolineato che «la situazione di Unicredit come nostro azionista non è, per usare un eufemismo, ideale dato che è un nostro concorrente diretto nel mercato tedesco». In ogni caso, aveva aggiunto, «siamo fortemente impegnati a creare valore per tutti gli stakeholder. E questo include il nostro nuovo principale azionista», ovvero Unicredit. Orlopp aveva anche ribadito che non ci sono stati contatti con il gruppo italiano a proposito di richieste di posti in cda. Come confermato anche ieri da Piazza Gae Aulenti. Intanto, secondo quanto riporta il quotidiano Handelsblatt, l'istituto dovrebbe concludere il prossimo mese un accordo con i sindacati per la riduzione di 3.900 posti di lavoro a tempo pieno.
Sullo sfondo riecheggiano le parole di José Manuel Campa, presidente dell'Autorità bancaria europea.
In un'intervista a Politico, Campa si dice «frustrato» perché «continuo a vedere fusioni nazionali con una logica nazionale, non fusioni di mercato unico». Poi ha definito la mossa del governo tedesco per stoppare Unicredit-Commerzbank come «molto difficile da accettare».