Golden Power, il disco rotto di Bruxelles

Giorgetti: "Sulla sicurezza decidiamo noi. Una lettera da Bruxelles? La valuteremo". Orcel osserva interessato, ma per lui Piazza Meda può diventare un affare troppo costoso dopo l’attivismo del Crédit Agricole. Tononi: "Girano voci prive di fondamento sul conto del Banco"

Golden Power, il disco rotto di Bruxelles
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Bruxelles ci riprova a mettere in discussione il Golden Power italiano, fiancheggiata da una stampa che finge di non capire che il tentativo difficilmente approderà a qualcosa perchè «la tutela della sicurezza nazionale, finanziaria ed economica è esclusiva competenza dello Stato nazionale e il governo italiano intende difenderla fino in fondo». A dirlo ieri è stato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in risposta alle indiscrezioni secondo cui Bruxelles potrebbe inviare entro metà novembre una lettera con la quale chiede a Roma di ritirare il decreto che aveva stabilito paletti rigidi alla scalata di Unicredit su Banco Bpm, in considerazione dei quali l’istituto guidato da Andrea Orcel aveva deciso di desistere nonostante un pronunciamento del Tar che gli dava ragione su alcuni punti (anche se non i più importanti, come l’addio alla Russia entro gennaio 2026).
Poco prima era arrivata una staffilata dalla commissaria Ue per i Servizi Finanziari, Maria Albuquerque. «Tutte le decisioni che impediscono la creazione del mercato unico dei servizi finanziari sono naturalmente motivo di preoccupazione perché sono in realtà contrarie agli obiettivi dell’Unione», aveva dichiarato. «Quindi, verso qualunque cosa ostacoli questo processo, useremo gli strumenti a nostra disposizione». A richiesta di andare più nello specifico, però, la commissaria ha aggiunto: «Non commento decisioni che non sono state prese».
L’aria che tira, tuttavia, sembra essere quella di una tirata d’orecchie all’Italia che era arrivata anche nei mesi scorsi dalla commissaria alla concorrenza e vice presidente della Ue, Teresa Ribera. Ma da quel che si è capito, Roma è pronta a rispondere con durezza. «Ne sapete più voi di me - ha detto il ministro Giorgetti in merito alle lettere in arrivo dall’esecutivo Ue - e quando arriveranno le valuteremo. Io dico semplicemente che il governo applica una legge esistente». Ma cosa potrebbe succedere se davvero l’Europa decidesse di agire contro l’Italia? L’Ue, che sta terminando l’esame delle risposte italiane dopo la prima lettera inviata la scorsa estate, potrebbe chiedere il ritiro del decreto Golden Power all’Italia. Inoltre, è in corso anche la procedura Eu Pilot che potrebbe alla fine sfociare in una procedura d’infrazione per Roma. In caso di decisione avversa l’Italia porterà la vicenda davanti alla Corte di giustizia Ue con tempistiche che potrebbero diventare molto lunghe. Un effetto immediato, però, ci potrebbe essere, con Unicredit tentata dallo sfruttare l’assist europeo per riprovarci con Bpm: nulla è da escludere a priori, ha sempre detto Orcel, anche se ora la questione si è ingarbugliata visto che il Credit Agricole potrebbe rafforzarsi in Piazza Meda e rendere molto più costoso il colpo di mano a Unicredit che nel frattempo, dopo i vari investimenti, ha visto ridursi il capitale in eccesso a 3-4 miliardi.

Intanto, il presidente di Bpm, Massimo Tononi, ha parlato «di molte voci che non hanno fondamento» riguardo alla sua banca. «Stiamo continuando con la nostra operatività consueta e siamo contenti». Com’è logico - ha aggiunto il banchiere - abbiamo tutte le possibilità anche di crescita inorganica».

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