Incremento dei tassi di interesse: quando conviene allungare la durata del mutuo

Con un aumento dello 0,25% annunciato anche per il mese di luglio, ecco qualche strategia utile per rinegoziare i propri finanziamenti

Incremento dei tassi di interesse: quando conviene allungare la durata del mutuo
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La Banca centrale europea ha deciso per un nuovo rialzo, al contrario della Fed americana, e questo si è tradotto in un ulteriore aumento dello 0,25%, con un tasso ufficiale ormai arrivato al 4%. Come conseguenza l'Euribor (tasso di riferimento per i mercati finanziari) ha ripreso a salire, con il trimestrale al 3,6%. Le prospettive per il prossimo futuro non sono migliori, dato che molto probabilmente la Bce procederà con un nuovo rialzo di 0,25%. La presidente Christine Lagarde ha chiaramente detto che il cammino non è concluso.

Il nodo mutui

Come comportarsi, dunque, con un mutuo? Per la surroga, l'operazione che consente di trasferire un mutuo, è ormai abbastanza tardi. Difficile trovare ancora qualcosa, specie per via delle tante domande precedenti e ancora in corso. Arduo anche mettersi a trattare nuove condizioni col proprio istituto di credito.

Secondo quanto dichiarato da Abi (Associazione bancaria italiana), lo scorso maggio il tasso medio dei nuovi mutui ha raggiunto il 4,2%, ben 2 punti in più rispetto allo scorso anno, senza fare distinzioni fra mutui fissi o variabili. In una simulazione effetturata da mutuiOnline.it, si vede chiaramente come per un finanziamento da 140mila euro a 20 anni vengano offerti, in data 15 giugno, dei tassi sotto il 4%. Per un mutuo dello stesso valore, ma con durata di 30 anni, siamo sotto il 3,5%.

Il costo dei mutui, determinato dall'Eurirs (tasso interbancario di riferimento per i mutui a tasso fisso) continua dunque a scendere quando si superano i 15 anni di durata. Lo stesso non si può dire per i mutui variabili: a 20 siamo intorno al 4,5%, mentre a 30 si arriva addirittura al 4,7%.

Allungare la durata conviene?

La domanda è pertinente. Conviene allungare la durata di un mutuo a tasso fisso, pur potendo pagare in "soli" 20 anni? Dilazionando a 30 anni, chiaramente, si ottiene un minor importo mensile, che è già un aspetto positivo. Per contro, però, abbiamo il fatto che la spesa nominale cresce, mentre il debito si riduce di meno.

Il Corriere riporta come esempio un mutuo da 150mila euro: se a 20 anni, al 4%, si traduce a 909 euro al mese, a 30 anni, al 3,8%, è a 699 euro. Da questo punto di vista, l'impegno economico è minore. Se però guardiamo alla spesa complessiva, vediamo che per un mutuo ventennale questa è di 218.153 euro, mentre per trentennale siamo a 251.617 (33.500 euro in più). La scelta, quindi, deve essere ponderata.

Cosa succede ai mutui variabili

È quindi importante capire che cosa può accadere, invece, a un mutuo variabile, specie se l'aumento del costo del denaro andasse a incidere sull'Euribor, facendolo crescere fino al 4%.

Un mutuo di 200mila euro, esteso a 25 anni e avviato all'1,61% 10 anni fa, aveva una rata di 810 euro, ma con un Euribor al 4% il costo cresce a 1192 euro. Ancora, un mutuo dello stesso valore esteso a 30 anni e avviato nel 2021 con un tasso dello 0,97% aveva una prima rata da 705 euro, ma con Euribor al 4% si potrebbe addirittura arrivare a pagare il doppio.

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