
Unicredit va allo scontro frontale con il governo. L'istituto guidato da Andrea Orcel, dopo aver tentato invano un dialogo sulle prescrizioni del Golden Power all'offerta su Banco Bpm, annuncia il ricorso al Tar del Lazio contro il decreto della presidenza del Consiglio.
A renderlo noto è una nota diffusa ieri dall'istituto di Piazza Gae Aulenti, nella quale si è risposto al comunicato del giorno precedente dell'istituto guidato da Giuseppe Castagna ed è stata comunicata la rinuncia alla condizione sospensiva sull'operazione Anima, nonostante la mancata concessione dello sconto danese. La parte forte però è quella relativa alla battaglia legale, con la banca ad annunciare che «supporterà l'Ue nel suo esame della situazione». Il riferimento è alla procedura Eu Pilot, con la quale la Commissione ha in corso una interlocuzione con l'Italia per capire se nel decreto Golden Power ci sia una qualche potenziale violazione dei trattati europei. C'è, tuttavia, una via più breve su cui Unicredit fa affidamento per guadagnare una leva negoziale: è quella dell'Antitrust europeo che, a dire degli esperti del gruppo, potrebbe - ai sensi dell'articolo 21, comma 4, dell'European
Merger Regulation - addirittura spingersi a chiedere la revisione o l'annullamento del Dpcm, qualora non riscontrasse la presenza di interessi legittimi o un problema di sicurezza nazionale come invece sostiene il governo. Se mai questo accadesse, però, è chiaro che l'Italia alzerebbe ogni scudo possibile. La data sul calendario è il 4 giugno, quando la Dg Comp (l'Antitrust Ue) potrebbe esprimersi su eventuali rimedi per attuare l'aggregazione tra Unicredit e Bpm. Entro il 19 giugno, invece, dovrebbe esserci il responso sulla richiesta dell'Antitrust italiano di un trasferimento di competenza in quanto operazione rilevante per il mercato interno. È chiaro, però, che se la Dg Comp dovesse infliggere rimedi, allora potrebbe essere un segnale di voler tenere il dossier.
Il cavallo sul quale Unicredit punta di più, però, è quello della giustizia amministrativa con la quale si vorrebbero «sciogliere le riserve esistenti sulla legittimità del Golden Power». La banca guidata da Orcel, infatti, ritiene che - in quanto italiana - non gli si debba applicare il Golden Power e che non esistano problemi di sicurezza nazionale (malgrado la presenza in Russia, un Paese sotto sanzioni internazionali). L'idea, quindi, è di richiedere un esame cautelare, e
quindi accelerato, per avere nel giro di circa un mese un orientamento del tribunale amministrativo (per questo fa gioco la sospensione di Consob, definita «legittima e finalizzata a lasciare il tempo necessario» agli investitori per avere «informazioni chiare e adeguate»).
La manovra legale, tuttavia, da ambienti vicini alla banca non preclude il dialogo. Una strada che sembra ormai sbarrata, con il governo che fa trapelare di non voler toccare il provvedimento. Fonti vicine al ministero dell'Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, sottolineano che «è una questione di sicurezza nazionale e per questo Bruxelles non ha titolo per intervenire». Inizierà dunque una battaglia giudiziaria lunga mesi o forse anni, incompatibile con i tempi di un'Ops.
Tant'è che in ambienti vicini alla banca c'è il sospetto che il governo sapesse in partenza che le prescrizioni fossero inattuabili, dal momento che il loro rispetto letterale potrebbe potenzialmente portare alla violazione di altre norme e trattati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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