Banchieri in trincea «Ok all’intervento nei casi patologici ma non servirà»

Tre giornate di rialzi consistenti a Piazza Affari per i titoli bancari stanno producendo un doppio effetto: da una parte consentono al governo di prendere tempo prezioso per mettere a punto il decreto per rafforzare la patrimonializzazione delle banche; dall’altra spingono i banchieri ad un atteggiamento di maggiore sicurezza rispetto a qualche tempo fa. «Le banche italiane sono solide - rimarca il presidente dell’Abi, Corrado Faissola - ed i ratios patrimoniali sono adeguati. In condizioni di normalità, di regolare andamento dell’economia, la nostra industria non necessita di interventi». Certo, aggiunge Faissola, nelle circostanze attuali «eventuali interventi di rafforzamento del patrimonio delle banche possono essere utili».
Le banche difendono a spada tratta la loro essenza privatistica, che però nessuno sta mettendo in discussione. Non il governo, non la Banca centrale. Si parla di interventi «eventuali, transitori, su richiesta, in accordo con i vigilanti e con il sistema bancario». Neppure l’Antitrust ha da eccepire: «Non ci sono profili tali da preoccuparci, se l’intervento ha carattere di temporaneità», dice il presidente dell’autorità, Antonio Catricalà. E a difesa dell’italianità del sistema si schierano le Fondazioni: «Non consentiremo - dichiara il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti - che le banche italiane siano ridotte a reti di raccolta del risparmio, e i centri decisionali siano portati fuori, in altri Paesi».

Guzzetti annuncia anche «importanti novità» per la Cassa Depositi e Prestiti, ma non nel senso di un ruolo di sostegno alle banche («nessuno ce lo ha chiesto», osserva). Invece, è in arrivo per la Cdp un ruolo di primo piano nell’economia reale, anche insieme con la Banca europea degli investimenti.

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