Perdita di bilancio, dividendo cancellato e Tremonti bond per il Banco Popolare e, viceversa, utile risicato, cedola per gli azionisti e niente T-bond per Ubi Banca. Queste, in estrema sintesi, le differenze che emergono tra le due superpopolari alla luce dei dati comunicati ieri.
Nel dettaglio, il gruppo guidato dall'ad, Pier Francesco Saviotti, ha annunciato di avere archiviato l'esercizio 2008 con una perdita di 333,4 milioni, dopo rettifiche di valore e accantonamenti per rischi e oneri pari a 2,4 miliardi. In particolare, sul risultato netto, che si confronta con l'utile di 635 milioni del 2007, hanno pesato come un macigno rettifiche di valore sugli avviamenti per 508 milioni, senza considerare le quali dunque il dato sarebbe stato positivo per 174,7 milioni. Ciononostante, ieri il titolo a Piazza Affari ha proseguito nel rally avviato da un po di tempo a questa parte e ha guadagnato il 9,73% dopo la fiammata di oltre il 13% del giorno prima.
«Il mercato - osserva un operatore - ha apprezzato la rigorosa pulizia dei conti emersa a seguito delle maxi-svalutazioni». Alla luce dei risultati e «nell'ottica di favorire il rafforzamento patrimoniale», il consiglio di gestione e quello di sorveglianza di Banco Popolare hanno deciso di proporre all'assemblea del 25 aprile di non distribuire alcun dividendo.
Va sempre nella direzione di irrobustire la capitalizzazione la richiesta, annunciata nei giorni scorsi, di 1,45 miliardi di Tremonti-bond, operazione che, insieme con la riorganizzazione di Italease e l'imminente cessione di Factorit, dovrebbe portare il Core Tier 1 al 6,5% dal 5,68%. Il livello di patrimonializzazione, ha dichiarato Saviotti durante la conference call con gli analisti, potrà essere migliorato tramite la cessione di asset non strategici, e tra questi, ha ribadito, non rientra Creberg. Saviotti ha aggiunto che l'obiettivo è di rimborsare i T-bond entro i quattro anni, «in ogni caso non prima del 2011». A parere di un analista, la strada che più verosimilmente Banco Popolare imboccherà per il rimborso sarà procedere a un aumento di capitale di pari importo.
L'altra superpopolare di Piazza Affari, Ubi Banca (+4,60% ieri il titolo), ha alzato il velo su un utile netto 2008 di 69 milioni, contro i 940,6 del 2007. Le svalutazioni delle attività disponibili per la vendita hanno avuto un impatto negativo sul dato quantificabile in 480,7 milioni. Ignorando le componenti non ricorrenti, l'utile si sarebbe attestato a 425,3 milioni dai 770,5 del 2007. Malgrado il forte ridimensionamento dei profitti, il gruppo con base a Bergamo ha optato per la distribuzione di un dividendo di 0,45 euro, dai 95 centesimi dell'anno prima. Il consiglio di gestione e quello di sorveglianza di Ubi, al fine di rafforzare la base patrimoniale (includendo la cedola a fine 2008 il Core Tier 1 si attestava al 7,09%), hanno deciso di non richiedere T-bond ma di proporre alla prossima assemblea l'emissione di obbligazioni convertibili a scadenza quadriennale per un massimo di 640 milioni. L'operazione sarà garantita da Mediobanca, unico global coordinator e sole bookrunner, per l'intero ammontare.
Massiah è tornato a smentire la possibilità di una fusione con Banco Popolare. «Dopo sette comunicati, ricorreremo a un jingle come quello di CheBanca! per dire che non la faremo», ci ha scherzato su.
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