La banda larga non è affare da ricchi

Riccardo Re

Abiti in una zona residenziale del capoluogo e non hai la Adsl? Non riesci ad accedere a internet con una connessione veloce? Non puoi lavorare nella condizione ottimale né sfruttare i vantaggiosi abbonamenti? Allora probabilmente ti considerano un ricco e sei in buona compagnia, visto che in questa situazione si trovano oltre un migliaio di famiglie genovesi.
A Genova è già iniziata la rivoluzione di classe e la rivincita sociale del XXI secolo parte dal mondo informatico. È sì, perché nei quartieri cosiddetti bene, le comunicazioni con l'uso di banda larga non sono sempre disponibili.Teoricamente nel comune di Genova il sistema di connessione veloce dovrebbe essere potenzialmente accessibile su tutto il territorio, ma tecnici di Telecom Italia e centralinisti dello stesso 187, spiegano che le ragioni dei disservizi sono essenzialmente due: «O le centraline delle zone incriminate hanno attacchi saturi e sono troppo piccole per sopportare il sistema a banda larga o, i cavi di tali aree sono logori e non in grado di garantire una connessione veloce senza problemi tecnici, come per esempio, una connessione a singhiozzi». Servirebbero operazioni di ristrutturazione come il rifacimento della rete primaria e/o secondaria, o più semplicemente ampliamenti alle centraline. Operazioni che Telecom Italia, senza particolari incentivi dalle istituzioni non può permettersi di mettere in pratica. Anche per questo sembra che a Genova Telecom indugi, perché per soddisfare le richieste dei numerosi genovesi marginalizzati informaticamente, dovrebbe spendere più di quanto non potrebbe ricavare, ma soprattutto perché, portando la banda larga, si farebbero più forti le concorrenze delle altre compagnie telefoniche. E così, dove ci sono clienti ghiotti, a Telecom Italia conviene abbandonarli alle telecomunicazioni preistoriche.
«È chiaro che nelle zone dove ci sono utenti che spendono molto Telecom non voglia rilasciare le concessioni ad altri operatori» denunciano nei centri di gestori concorrenti. E così non stupisce affatto che la centralissima e residenziale Albaro abbia una centralina che rappresenta una delle ultime roccaforti di Telecom Italia che impedisce alla maggior parte dei suoi residenti di installare la Adsl. Anche Quarto e Quinto, come già scritto sulle pagine di questo Giornale, sono sul pieno di guerra, e da Castelletto, come per esempio nella bellissima Spianata, giungono numerose segnalazioni di persone che avrebbero la necessità di utilizzare sistemi a banda larga ma che sono impossibilitate. In centro la questione è diversa, e le disponibilità di connessioni veloci segue una mappa disegnata a macchia di leopardo. Meno problemi strutturali nei vicoli, ma storie alquanto singolari, come quella di chi abita in piazzetta Tavarone 5. Lì i cavi telefonici passano solo dalla facciata e chi, invece risiede nell'altro prospetto dell'edificio, non solo deve fare a meno della Adsl, che arriva anche ai dirimpettai, ma persino della linea telefonica.
E visto che nel centrosinistra piace la nebulosa di progetti faraonici e costosi, perché partire da un concreto primo mattoncino come quello di portare a tutti la Adsl in città? Niente affatto, si parte alla grande con l'annuncio che per assicurare lo sviluppo omogeneo dei servizi infrastrutturali, la Regione Liguria, con l'aiuto di non pochi consulenti, porterà la Adsl, non nel comune di Genova dove solo teoricamente la Adsl c'è già, ma in quei Comuni isolati, montani e collinari dell'entroterra ligure che sono a rischio digital divide. Per far questo, come annuncia la stessa Regione «sono destinati consistenti risorse finanziarie per sostenere gli investimenti necessari».


Pazienza, quindi, se la Adsl già oggi è utilizzabile in diverse alture intorno al capoluogo ligure, ma è inutilizzabile per alcuni che vivono a due passi dal mare. E pazienza se la Regione giudica che «la fascia costiera dispone di un'elevata concentrazione dell' offerta di connessioni a banda larga».

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