Bangkok, ancora scontri e spari: 7 vittime I rossi: pronti a negoziati, anche con l'Onu

Nella capitale della Thailandia la violenza non si ferma. Ultimatum dell'esercito ai manifestanti: sgomberare il presidio entro lunedì mattina. Le "camicie rosse" continuano a chiedere le dimissioni del premier Vejjajiva e lanciano un appello al re perché fermi la repressione: "Pronti a trattare ma l'esercito si ritiri"

Bangkok, ancora scontri e spari: 7 vittime 
I rossi: pronti a negoziati, anche con l'Onu

Bangkok - Ultimatum dell'esercito ai "rossi" e nuovi scontri nella capitale della Thailandia con il governo pronto a imporre il coprifuoco a Bangkok, anche se poi i militari hanno detto che  per ora "il coprifuoco non serve".Ma la violenza non si ferma durante un'altra giornata di sangue.

Altre sette persone sono morte negli scontri tra esercito e manifestanti anti-governativi. Lo riferiscono fonti ospedaliere. Le vittime sono 31 da giovedì scorso, 61 dalla metà di marzo quando è cominciata la protesta.

Nessun coprifuoco, hanno annunciato i militari, che giudicano la misura al momento "non necessaria". "Temiamo che l'impatto negativo sul pubblico possa annullare i benefici", ha dichiarato il generale Aksara Kerdphon della task force emergenze (Cres). Il governo aveva preannunciatol'imposizione del coprifuoco nelle aree "calde" della capitale dalle 23 alle 5 del mattino.

Evacuazione di donne e bambini Le autorità thailandesi hanno predisposto un servizio di evacuazione per donne, bambini e anziani dall'accampamento delle "camicie rosse" nel centro di Bangkok. Lo ha annunciato Sanserm Keawkamnerd, portavoce delle forze armate. Il blocco dell'esercito attorno al presidio dei rossi ha fatto diventare scarse le riserve di cibo a disposizione delle circa seimila persone ancora all'interno dell'accampamento eretto lo scorso 3 aprile. Chi lascerà la "città nella città" delle camicie rosse, ha aggiunto Samsern, non verrà perseguito

I "rossi": pronti a negoziare anche con l'Onu Leader della protesta dei "rossi" hanno detto di essere pronti al negoziato se le truppe del governo smetteranno di sparare e di volere l'Onu come mediatore dei colloqui. Nattawut Saikua, uno dei leader della protesta dei 'rossi' ha precisato che il suo movimento è pronto a intavolare negoziati per porre fine alla sanguinosa crisi, ma solo se i militari si ritireranno immediatamente dalle strade della capitale. La fonte ha aggiunto che la sola altra condizione posta dalle 'camicie rosse' per avviare il negoziato è quella che rappresentanti delle Nazioni Unite fungano da moderatori ai colloqui. "Non poniamo altre condizioni...Non vogliamo altri morti...Vogliamo che l'Onu moderi perché non crediamo più a nessuno...Non c'é gruppo in Thailandia che sia abbastanza neutrale", ha detto Nattawut Saikua parlando nel sito principale della protesta.

Appello al re: unica speranza Uno dei leader della protesta delle "camicie rosse" ha detto che il re resta "l'unica speranza" per una soluzione pacifica della crisi. Jatuporn Prompan ha spiegato: "Non possiamo considerare altra possibilità che fare appello alla bontà di re Bhumibol Adulyadej. Credo che numerosi thailandesi ritengano ugualmente che nostra maestà è l'unica speranza". Jatuporn Prompan ha ricordato che il re, considerato come un semidio da molti thailandesi, era intervenuto in passato in crisi politiche gravi. Il sovrano, che ha 82 anni, è in ospedale dal settembre scorso e finora non si è espresso sulla crisi scoppiata con le proteste delle "camicie rosse". Il re è apparso in tv alla fine di aprile esortando i magistrati recentemente nominati a fare il loro dovere ma non ha fatto diretto riferimento alla crisi attuale. Bhumibol, che regna dal 1946 non ha alcuna prerogativa costituzionale, ma esercita una forte influenza psicologica e una autorità morale che lo fa ritenere l'unica persona in grado di risolvere la crisi e ricompattare i thailandesi.

"Spari sui dimostranti" Il corrispondente della Bbc Alastair Leithead, riferisce via Twitter che l'esercito spara sui dimostranti nell'area di Rama IV, la strada a sudest del presidio delle camicie rosse. "Sto filmando l'esercito che spara con gli M16 sui dimostranti disarmati che stavano dando fuoco ai pneumatici a Rama IV", ha scritto Leithead. Sul posto sono arrivate delle ambulanze: ci sarebbe almeno un ferito, colpito al torace. Una densa nube di fumo nero, originata dai pneumatici dati alle fiamme dai dimostranti, avvolge l'area intorno a Din Daeng, a nord del presidio: i dimostranti lanciano razzi e petardi contro i cecchini appostati sugli edifici accanto al Century Park hotel. Lo riferisce via Twitter un cronista dell'ANSA sul posto. Sempre tramite il servizio di micro-messaggi, il giornalista free-lance Andrew Marshall riferisce del ferimento di uno straniero a Rama IV, a sud del presidio. L'uomo, di cui non si conosce la nazionalità, sarebbe stato colpito alle gambe.

Nuovo ultimatum dell'esercito alle camicie rosse: i dimostranti hanno tempo fino alle 15 (le 10 in Italia) di lunedì per lasciare il presidio nel quartiere finanziario della capitale. Lo ha annunciato il colonnello Sunsern Kaewkamnerd del centro di emergenze thailandese (Cres), citato dalla Cnn, precisando che gli uomini che lasceranno il presidio dovranno essere identificati, mentre donne e bambini no. La misura rientra nell'ambito del coprifuoco, dalle 23 alle 5 del mattino, che le autorità dovrebbero annunciare.

L’esercito thailandese ha inviato rinforzi attorno al quartiere commerciale di Bangkok per isolare l’area e accrescere la pressione sulle camicie rosse che da sei settimane occupano la zona degli uffici e degli hotel di lusso. Lo ha riferito il portavoce militare Sansern Kaewkamnerd, che ha anche avvertito che i militari sono pronti a intervenire se i manifestanti continueranno a rifiutarsi di mettere fine alla loro protesta. Il portavoce non ha fissato tuttavia alcuna scadenza.

Giornata di sangue Ieri sono proseguiti gli scontri fra soldati e manifestanti che nelle ultime 48 ore hanno già fatto più 24 morti e quasi duecento feriti. Ci sono testimonianze di nuove vittime (almeno tre morti), tra cui un infermiere colpito da un proiettile e un manifestante che stava dando fuoco a un copertone.

Camicie rosse circondate L’accampamento delle camicie rosse fedeli all’ex premier Thaksin Shinawatra è stato circondato da militari e poliziotti in tenuta anti-sommossa. Ogni tanto ci sono spari dai soldati e lancio di bottiglie molotov dalle camicie rosse. L’opposizione però non molla, nonostante l’esercito abbia tagliato luce e rifornimenti e i manifestanti si siano ridotti a 6mila, dopo che molti anziani e bambini se ne sono andati. I capi della rivolta hanno assicurato di avere ancora viveri per "alcuni giorni" e hanno chiesto ai sostenitori di rafforzare il presidio. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ha espresso preoccupazione per "le crescenti tensioni e violenze". Intanto è stato dichiarato fuori pericolo il cameraman canadese di France 24 raggiunto da tre proiettili durante gli scontri. Un portavoce dell’ospedale in cui è ricoverato. Ha spiegato che Nelson Rand, colpito alla gamba, a un fianco e all’addome, è cosciente e respira da solo.

Il capo del governo: andiamo avanti Il primo ministro thailandese, Abhisit Vejjajiva, ha dichiarato in tv che la repressione della protesta delle "camicie rosse" non si fermerà nonostante il già pesante bilancio di vittime. "Il governo deve andare avanti - ha affermato il premier - Non ci possiamo ritirare. Quello che stiamo facendo è per il bene del paese. Non possiamo lasciare la Thailandia nelle mani di gruppi armati".

Gli Usa evacuano ambasciata Dopo la chiusura delle ambasciate statunitense e britannica, ha

chiuso anche la sede diplomatica canadese. Gli Usa hanno evacuato lo staff "non essenziale" dell'ambasciata invitando i cittadini americani a non viaggiare in Thailandia. Stesso consiglio dato dalla Farnesina agli italiani.

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