Bank of America crollano gli utili

da Milano

«Non proseguiremo sulla stessa strada, andando avanti come abbiamo fatto in passato». L’atto di contrizione è pronunciato da Ken Lewis, amministratore delegato di Bank of America, e suona forse un po’ tardivo, ora che la banca ha visto dimagrire nel terzo trimestre i propri utili del 32% (dai 5,4 miliardi di dollari dello stesso periodo del 2006 agli attuali 3,7), per colpa dei pessimi risultati di due settori chiave come l’investment banking, dove il taglio dei profitti è stato del 93%, e del global corporate. Non manca anche il capitolo amaro dei prodotti strutturati, tra cui le obbligazioni garantite da mutui e cartolarizzazioni, in perdita per 527 milioni di dollari. I mercati finanziari non hanno gradito, e sui titoli finanziari si sono scaricate le vendite che hanno depresso i listini (Milano ha ceduto lo 0,88%). La crisi del credito generata dai fallimentari risultati di derivati e mutui subprime e il fondo-paracadute da 80 miliardi di dollari che i colossi bancari americani creeranno su invito del Tesoro, stanno contribuendo ad alimentare il clima di sfiducia tra gli investitori. Bank of America, secondo istituto statunitense per capitalizzazione, intende ora correre ai ripari per recuperare credito a Wall Street: non è esclusa l’eliminazione di alcune attività, e Lewis ha promesso «forti cambiamenti».

Eppure, a chi gli chiedeva se la banca ritenga ancora possibili acquisizioni o joint venture per rafforzare l’attività di investment banking, come ha già fatto in passato, Lewis ha replicato: «Mi sono divertito molto con il business dell’investment banking. Rafforzarmi è qualcosa che mi piacerebbe fare».

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