Bankitalia blocca i piani di Unipol: no all’Opa su Bnl

Per i tecnici della Vigilanza di Via Nazionale l’operazione «non rispettava i requisiti prudenziali di adeguatezza patrimoniale»

Bankitalia blocca i piani di Unipol: no all’Opa su Bnl

Gian Maria De Francesco

da Roma

È finita. La Banca d’Italia ha comunicato ieri al gruppo Unipol il proprio «no» all’Opa della compagnia assicurativa delle Coop rosse sulla Banca nazionale del lavoro e alla nuova scalata dei Ds al mondo della finanza.
I tecnici della Vigilanza guidati da Giovanni Carosio hanno espresso riserve sulla sostenibilità finanziaria dell’operazione e sulla stabilità dell’agglomerato bancassicurativo che sarebbe nato in seguito all’offerta. Nel dettaglio, ha spiegato Unipol in una nota, la Banca d’Italia ritiene che «il mancato rispetto dei requisiti prudenziali di adeguatezza patrimoniale da parte del prospettato conglomerato Holmo/Bnl costituisce di per sé motivo ostativo al rilascio dell’autorizzazione in punto di sana e prudente gestione» in base al Testo unico bancario. Via Nazionale in un comunicato ha reso noto che la propria decisione è stata presa in base all’articolo 10-bis della legge 241/90 che regola i procedimenti amministrativi e che lascia a Unipol dieci giorni di tempo per presentare le proprie osservazioni e far ripartire l’iter. La compagnia può comunque appellarsi al Tar.
Nonostante i consulenti del gruppo assicurativo (Vitale & Associati, Crédit Suisse, Deutsche Bank e Nomura) si siano spesi a rassicurare gli esperti di Palazzo Koch negli oltre cinque mesi durante i quali Bankitalia ha esaminato il dossier, tutti gli sforzi non sono valsi a nulla. A nulla sono serviti gli accordi conclusi in calcio d’angolo tra Unipol e le Coop rosse per la cessione del 20% di Aurora Assicurazioni per 430 milioni di euro e la rinegoziazione degli accordi put sulle partecipazioni in Bnl detenute dagli alleati Deutsche Bank e Banca Carige che hanno comportato un risparmio di centinaia di milioni. Il palleggio di competenze e di carte tra Via Nazionale e l’Isvap, l’Authority delle assicurazioni, protrattosi da settembre fino alla fine dello scorso anno già di per sé non lasciava presagire un esito positivo.
Il progetto di dare vita a uno dei principali conglomerati finanziari italiani restituendo a Bnl la sua antica vocazione di banca al servizio delle cooperative non è sopravvissuto all’allontanamento di Giovanni Consorte dalla guida di Unipol. E proprio all’indomani dell’insediamento di Pierluigi Stefanini e del suo vice Vanes Galanti alla guida della compagnia assicurativa, Via Nazionale ha scritto la parola «fine» all’operazione. Ma la firma del governatore reggente di Bankitalia, Vincenzo Desario, sull’atto forse più importante della sua carriera a Palazzo Koch ha anche una doppia valenza «politica». Innanzitutto, evita al nuovo governatore Mario Draghi, che si insedierà lunedì prossimo, di dover decidere su una questione per la quale era stato adombrato un conflitto di interessi avendo lavorato in precedenza per Goldman Sachs, consulente degli avversari di Unipol del Banco Bilbao. In merito all’Opa Unipol, Desario e Draghi si sarebbero comunque sentiti anche negli ultimi giorni dopo l’incontro della scorsa settimana.
In seconda battuta, non si può non rilevare che la bocciatura di Bankitalia stende la parola fine anche al progetto diessino di conquistare una banca. Proprio alla vigilia della direzione nazionale del partito guidato da Piero Fassino che si preannuncia molto complicata proprio per l’atteggiamento tenuto nei confronti dell’Opa, intercettazioni incluse. E Pierluigi Bersani, esponente dalemiano dei Ds, ha subito smorzato i toni escludendo una sponsorizzazione politica della vicenda. «La parola “tifo” non mi piace. Presuppone un’adesione smodata, clamorosa, a prescindere. I tifosi se la prendono sempre con l’arbitro. Noi non abbiamo mai fatto una cosa del genere» ha detto precisando che «noi siamo accusati di niente di illegale e di illegittimo» e che non ci sono «scheletri negli armadi». Di bocciatura «annunciata» e «prevedibile» hanno parlato anche due altri esponenti della Quercia come Luciano Violante e Giorgio Benvenuto nonché il leader del Prc, Fausto Bertinotti. «È una decisione da accogliere con rispetto ma era inevitabile con tutto ciò che era accaduto. Ci avrebbe fatto piacere che le cooperative entrassero in questo mondo e comunque se la Banca d’Italia ha ritenuto che non ci fossero le condizioni per l’Opa è così», ha affermato l’ex presidente della Camera. Il segretario di Rifondazione Bertinotti si è spinto oltre sostenendo che la proposta del Bilbao per «l’internazionalizzazione della Bnl sarebbe stata assai più utile che non una scalata tentata dall’Unipol».
Mentre la sinistra cerca di ritirarsi in buon ordine dalla faccenda per limitare le perdite, il centrodestra passa al contrattacco. Per il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno, la bocciatura dell’Opa è «una buona notizia, perché il progetto industriale di Unipol era inadeguato». Il candidato sindaco di Roma per An ha inoltre ricordato che «molto prima dell’esplosione dello scandalo avevamo sottolineato che si trattava di un pericolo per i livelli occupazionali di Roma e per il mantenimento del cuore direzionale di Bnl nella capitale». Per il viceministro delle Attività produttive Adolfo Urso è una «doppia scomunica della linea difensiva dei Ds: l’Opa non è solo azzardata ma anche profondamente sbagliata».


Il vicepresidente della Lega delle Coop rosse, Giorgio Bertinelli, dopo aver esternato un dispiacere di circostanza, guarda già oltre, a una nuova fase di sviluppo delle Coop che riparta da un «proficuo dialogo con il Monte dei Paschi di Siena», da cui ieri si è dimesso l’ex numero due di Unipol, Ivano Sacchetti.

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