Bankitalia «difende» gli immigrati

Per molti è un semplice dato di fatto, privo di qualsiasi venatura razzistica. Una sorta di assioma in base al quale «gli stranieri rubano il lavoro agli italiani». Dunque, inconfutabile. Ma questa frase, buona tanto per la chiacchiera da bar quanto per il comizio, è per la Banca d’Italia falsa come una moneta falsa.
Tra l’ondata migratoria e il tasso di disoccupazione non c’è alcuna correlazione, sostiene uno studio di via Nazionale, per il semplice fatto che gli immigrati regolari hanno per lo più trovato un posto come operai non specializzati e badanti. Secondo i dati della ricerca, il 44% degli stranieri svolge mansioni non qualificate o semiqualificate (contro il 15% degli italiani). «Gli stranieri hanno oggi un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani e redditi da lavoro significativamente inferiori». In pratica, fanno quello che gli italiani non vogliono fare. Al contrario, il loro inserimento nel mercato del lavoro sta producendo un doppio beneficio: da un lato, contrasta il fenomeno di invecchiamento della popolazione, un nodo non trascurabile per l’impatto sui conti previdenziali; dall’altro, ha favorito maggiori opportunità di lavoro per gli italiani più istruiti e per le donne. In che modo? Per le donne, «la crescente presenza straniera attenuerebbe i vincoli legati alla presenza di figli e all’assistenza dei familiari più anziani, permettendo di aumentare l’offerta di lavoro». Non a caso, la percentuale di collaboratrici domestiche e badanti è più marcata nelle grandi aree metropolitane e nei centri dove maggiore è l’incidenza degli anziani. Inoltre, l’afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie può «aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative, che richiedono qualifiche più elevate, maggiormente rappresentate tra gli italiani».
Nel nostro Paese non vi sono però soltanto immigrati adibiti a lavori a bassa specializzazione, con differenze salariali tra Nord e Sud, ma anche artigiani e imprenditori. Che cosa succede quando uno straniero chiede un prestito a una banca? Molti immigrati, segnala Bankitalia, si vedono applicare tassi mediamente più elevati di oltre mezzo punto percentuale rispetto al costo del denaro fatto pagare ai colleghi italiani.

Gli istituti di credito considerano quindi più alto il rischio d’impresa per il solo fatto che il titolare dell’attività è straniero. Se inoltre proviene dall’Asia o dall’Europa dell’est, il differenziale è ancora maggiore. Insomma, per le nostre banche esistono immigrati di serie A e anche quelli di serie B.

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