Bankitalia: il reddito aumenta, ma i consumi calano

RomaIl reddito reale delle famiglie è aumentato nel primo trimestre di quest’anno dello 0,5%, ma nello stesso periodo i consumi familiari si sono ridotti dell’1,1%. La Banca d’Italia, nell’ultimo bollettino economico pubblicato ieri, quantifica quella che fino a ieri era una sensazione, per quanto ben fondata: il clima di sfiducia dovuto alla crisi economica rappresenta un moltiplicatore della crisi stessa. Le famiglie, o almeno quelle il cui reddito da lavoro o da pensione non è stato decurtato, sono riluttanti a spendere; e l’accentuarsi della discesa dei consumi «pur in presenza di un aumento del reddito disponibile - osserva il bollettino - va attribuita a un nuovo rialzo della propensione al risparmio, coerente con i bassi livelli toccati dal clima di fiducia tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009».
Ma questa percezione negativa sta cambiando? Bankitalia ricorda che la recessione mondiale si va attenuando, e che nei sondaggi d’opinione emergono segni di minore pessimismo. «Segnali incoraggianti - li definisce il bollettino curato dal servizio studi di via Nazionale - anche se restano incerte la cadenza temporale e la forza della ripresa». Nell’area dell’euro il clima di fiducia di imprese e consumatori in giugno è ancora migliorato, la produzione industriale ha mostrato un primo rialzo, e in Italia la caduta produttiva si è arrestata in primavera. «Trainata dalla ripresa mondiale, l’attività produttiva in Italia tornerebbe a crescere nel corso del 2010. Vi potranno contribuire i provvedimenti varati dal governo, in particolare la defiscalizzazione degli investimenti sui macchinari», la cosiddetta Tremonti-ter, e i rimborsi dei crediti alle imprese. L’ipotesi del bollettino per l’anno prossimo è di una crescita stazionaria, dopo il -5,2% di quest’anno, ma all’interno di una forbice che va da un minimo di -1,5% ad un massimo di + 1,5%.
Due grandi punti interrogativi incombono su questo scenario: il primo è l’effetto ritardato della crisi sull’occupazione; il secondo è la ripresa dei normali flussi di credito, soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese. Preoccupa il deterioramento del mercato del lavoro, con i dipendenti precari che sono i più colpiti dalla crisi. L’occupazione indipendente ha registrato un calo del 4,5%, che per due quinti dei casi riguarda i collaboratori coordinati e continuativi e i lavoratori a progetto. In calo di 154 mila unità anche le posizioni a termine. «Riflessi più negativi della crisi sul mercato del lavoro - sottolinea Bankitalia - determinerebbero una ulteriore diminuzione della capacità di spesa delle famiglie», frenando ancor più i consumi. Quanto al credito, l’istituto guidato da Mario Draghi conferma che è in calo in tutti i settori dell’attività economica, tranne i finanziamenti alle famiglie. Un terzo delle imprese italiane ha riscontrato nei primi mesi di quest’anno «condizioni più restrittive di accesso al credito» anche rispetto all’autunno del 2008. Allo stesso tempo, la qualità dei crediti ha continuato a peggiorare, e continua a rallentare la raccolta dalla clientela. Tutti insieme, questi fattori concorrono a un peggioramento della redditività delle banche, che è proseguito nei primi mesi del 2009.

Nel primo trimestre, gli utili dei primi cinque gruppi bancari si sono ridotti del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e il margine di intermediazione si è ridotto del 3%. Lo scenario «positivo» di Bankitalia sconta il ripristino del normale funzionamento del mercato del credito, in particolare per le imprese.

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