Leggi il settimanale

Bar, cantieri e politica: ecco gli affari delle cosche

Enrico Lagattolla

E pensare che il capo, Giuseppe Flachi detto Pepè, è sempre stato considerato il meno rozzo e sanguinario tra i protagonisti della malavita milanese: e anche per questo, probabilmente, l’anno scorso il tribunale di sorveglianza lo liberò per motivi di salute. Ora - con i 35 ordini di cattura per mafia ed estorsione eseguiti ieri mattina - si scopre che da quando ha messo piede fuori dal carcere, Pepè non ha fatto praticamente altro che tornare a comandare. Si scopre che il folto gruppo dei suoi parenti e accoliti si è impadronito di affari sporchi e puliti con una violenza inimmaginabile. E che - dal mondo della notte, a quello degli appalti edili, a quello della politica - pochi settori della vita milanese sono rimasti fuori dagli appetiti di Pepè e del suo clan.
Il colosso delle consegne
Le cosche erano riuscite addirittura a gestire i servizi di distribuzione per la Lombardia della Tnt (ex Traco), colosso interazionale che si occupa della consegna di pacchi e posta. Come? Il meccanismo è il solito: il subappalto. La Tnt, infatti, aveva ceduto a consorzi e cooperative di trasporto (con proprietà dei camion) i servizi di recapito di plichi. Ed è lì che la ’ndrangheta si sarebbe infiltrata.
Le mani sui locali
Il De Sade, la discoteca di via Valtellina, era nelle mani del clan. Il Babylon, rampante locale di lapdance, idem. Aktrettanto l’Officina della Birra di Bresso, affollato ritrovo di giovani. Ma ancora più lungo è l’elenco di locali famosi dove, in un modo o nell’altro, la «famiglia» di Flachi ha uomini o contatti: dall’Hollywood, al Lolappaloosa di corso Como, fino al Magenta, lo storico bar di via Carducci dove a mandare avanti il magazzino è Salvatore Marino, uno dei gregari della banda. Nelle discoteche, sotto controllo «militare» del clan è la fase dell’after hour.
Il racket dei «paninari»
A Bresso, in Comasina, ma anche in corso Como e a Città Studi sono i parenti di Flachi - e non i vigili urbani - a decidere chi può piazzare sui marciapiedi della notte i propri furgoni per vendere birra a salamelle. Ad ognuno dei furgoni, il clan impone non solo la tangente ma anche di rifornirsi esclusivamente dai grossisti «amici». Il racconto delle minacce subite dai «paninari» è uno degli elementi più indigesti dell’ordinanza.
I rapporti con la politica
Antonella Maiolo, sorella di Tiziana e candidata Pdl alle ultime elezioni regionali, incontra il figlio di Flachi e, secondo la Procura, gli chiede voti: non è pensabile, sostiene il giudice Giuseppe Gennari, che non sapesse chi aveva davanti. Ma non viene eletta. Nelle carte compaiono anche A.P., consigliere Pdl a Trezzano sul Naviglio, e il non meglio identificato «figlio di una deputata». Ancora, il giovane Flachi avrebbe partecipato a cocktail elettorali organizzati da Massimiliano Buonocore (Pdl) con Giovanni Terzi, allora assessore al commercio del Comune. In un’intercettazione del dicembre 2009, poi, Francesco Piccolo (arrestato) dice al telefono che «Buonocore sta col padre... perché con Formigoni sta... l’altro giorno è venuto pure Formigoni, altri politic là da lui, ce li ha presentati tutti».
Lele Mora e il suo avvocato
«Paolo Martino (uno degli arrestati, ndr) vanta una serie di importanti con personaggi di alto livello del tessuto sociale milanese». Tra questi ci sono anche Lele Mora (per promuove una rivista la cui editrice è partecipata dai membri della cosca) e il suo avvocato Luca Giuliante. Martino chiama Giuliante nell’aprile del 2009 per avere informazioni su una gara d’appalto per i nuovi padiglioni del Pio Albergo Trivulzio e a cui avrebbe partecipato un imprenditore suo amico. «Gli fornii informazioni che erano estrapolabili dal sito internet e accessibili a tutti», spiega Giuliante.
I cantieri
C’è un po’ di tutto. Dove parte un cantiere, le cosche fiutano l’affare. In via Adda, al Portello, in via Tortona, in piazza XXV Aprile (per il parcheggio), in via Comasina (per i lavori di prolungamento della metropolitana 3), a Lambrate (per le opere legate al sottopasso pedoinale tra la stazione ferroviaria e la linea 2 della metropolitana), in via Pirelli. C’è il problema di smaltire i materiali di scavo? Ecco la soluzione. «Trovate un contadino per scarcare la terra», dice Giuseppe Romeo, arrestato.


Gli ospedali
Le cosche erano di casa, al Niguarda e al Galeazzi. Nei due ospedali, infatti, i boss organizzavano riunioni negli uffici messi a disposizione da personale connivente. Le cliniche, scrive l giudice, erano «ridotte a luoghi di incontro riservati».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica