Al bar sport "Finanziaria" tutti si sentono un po’ Ct

Discutere di Eto’o e Ibrahimovic non va più di moda, meglio la politica economica. Si parla di Pil come fossero gol. E chiunque dice la sua sul decreto per correggerlo

Al bar sport "Finanziaria"  
tutti si sentono un po’ Ct

Non era ancora sera ma ieri, ventiquattro di agosto, sul ddl numero 2.887 si erano espressi, in ordine di tempo: Marcegaglia, Stracquadanio, Bonanni, Napoli, Epifani, Donadi, Cota, Rotondi, Di Biagio, Formigoni, Rimini, Romano, Polledri, Famiglia Cristiana (nel senso del periodico), Alfano, La Boccetta, Menardi, il Portale dell’immigrazione, Santelli, Cazzola, Gasparri, Bersani, Carra, Pezzotta, i 41 sindaci dell’Imperiese, Belisario, Scopelliti, Poli Bortone, i senatori del Pr, Leone, Della Vedova, l’associazione nazionale dei funzionari di polizia, Ferrero, i Piccoli Comuni, Tondo, Vendola, Ciro, D’Alia, Parisi, Latronico, Ferrando, De Poli, Merlo, Casero, Baldassarri, Zingaretti, Borghesi, Armato, Viale, Filippeschi, Bonelli. Nelle ore immediatamente precedenti avevano espresso il loro parere Marchionne, Montezemolo, Elkann John, Camusso, Baldrighi, Casini, Bossi, Scajola, Crosetto, Mazzocchi, Azzollini.

Mentre il giornale sta chiudendo la prima edizione, in serata si sono aggiunte altre voci di cui riferiremo prossimamente per completare l’elenco dei partecipanti al dibattito che prende alla pancia, al cuore e, forse, al cervello l’intero Paese. Da oggi le Commissioni Bilancio di Camera e Senato, in seduta congiunta, incominciano le audizioni, parte Confindustria, poi Rete Imprese Italia, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Simpa, Abi, Anci, Upi, Conferenza delle Regioni, Provincie Autonome, Banca d’Italia, Corte dei Conti, Istat, Cnel. L’arco di pensieri è ampio, va dallo sciopero alla patrimoniale, dall’abolizione delle provincie alla difesa del monolocale, siamo fratelli d’Italia o no?
Ora capirete, si fa per dire vista la confusione, che il disegno di legge numero 2.887, che sarebbe poi la finanziaria, detta semplicemente «manovra», sta occupando, in modo massiccio, le giornate degli italiani.

Il manovratore è oggetto di insulti, destra, sinistra, sopra, sotto, ma, nel frattempo, si parla del Pil come si usa fare con il gol, si discute con garbo e romanticismo della solidarietà ma guai ad aggiungere il sostantivo «contributo» perché allora l’accoppiata diventa indigesta, provoca lo sciopero, le masse sono pronte ad incrociare le braccia, cosa che è avvenuta in queste ore di ferie. Il governo deve cadere, no, è saldo, anzi più forte di prima, eppure traballa, sbanda. È un’illusione ottica.
È un Paese magnifico, quello rappresentato dai personaggi e interpreti di cui sopra, un Paese che si unisce ai caselli, nonostante prometta partenze intelligenti, ma si spacca quando si tratta di affrontare la curva che si chiama «sacrificio».

Dunque si parla, si gioca con i numeri, si lavora con le tabelle come con il sudoku, il punto di aumento dell’Iva viene calcolato in proiezione, su costi e salari, con una facilità aritmetica che Odifreddi Piergiorgio se la sognerebbe, mentre la divisione del conto della pizzeria rappresenta invece un ostacolo durissimo dinanzi agli interrogativi: chi ha preso la margherita? Chi ha strafocato la quattro stagioni rinforzata?

Di solito si discuteva sull’ingaggio di Ibrahimovic da spalmare in tre anni, sul prestito di Bojan con diritto di riscatto per il Barcellona a prezzo già fissato, sul salario di Eto’o che percepirà euro cinquantaquattromila al giorno e la chiama scelta di vita, ma è tutta roba piccola, ormai passata di moda, di basso profilo, il bar sport ha cambiato insegna, ci siamo messi in fila alla buvette di Montecitorio, dunque è doveroso occuparci della rimodulazione dell’aumento dell’imposta di bollo sui depositi titoli o del coefficiente di correzione, dell’incompatibilità dei giudici tributari, del Nasdaq, della borsa di Tokyo la cui onda arriva sulle nostre borsette, dei titoli volatili, aggettivo che non garantisce mai nulla, è occasionale, provvisorio come gli interventi

dei partecipanti al corteo cui ho accennato all’inizio. Un corteo che non ha fine, una coda chilometrica di pensieri e di parole. Prima o poi sarà comunque necessario mettere mano al portafoglio e presentarsi alla cassa.

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