Barack, la prima grana è la crisi economica

Priorità assoluta ai dossier su mercati e crescita. Oggi esordio in conferenza stampa. Sarà affiancato dal miliardario Buffett. Il segreto del discorso? L'ha scritto John, 27 anni

Barack, la prima grana 
è la crisi economica

Colombus - La notte di Chicago è già dimenticata. Basta guardare l'andamento del Dow Jones per capire che non c'è più nulla da festeggiare. Qualcuno ha scritto che il tracollo delle Borse è una reazione alla vittoria del candidato afroamericano. Falso. È la risposta a una nuova raffica di dati che rilanciano gli allarmi sulla recessione. Obama è consapevole che la situazione è critica e non può permettersi di perdere tempo.

Ieri, per il secondo giorno consecutivo, ha deciso di non parlare con i giornalisti, rinviando ogni commento a oggi, quando terrà la sua prima conferenza stampa dopo la vittoria. Sarà accompagnato dal suo vice, Joe Biden, e da Warren Buffett, il miliardario che secondo alcuni potrebbe affiancarlo con un incarico nello staff. E questo ha confermato che il dossier al quale sta dedicando tutte le proprie energie è proprio quello economico, con due priorità: i nomi e le idee.
Incominciamo dai nomi: Rahm Emanuel sarà il chief of staff della Casa Bianca, ovvero l'organizzatore interno; un ruolo che dà poca visibilità ma immenso potere.

Ma la nomina che tutti attendono è quella del segretario al Tesoro e la rosa sembra ristretta a Larry Summers, che ricoprì questo incarico con Bill Clinton, e a Timothy Geithner, presidente della Federal Reserve Bank di New York.

Il primo è collaudatissimo, ma con un handicap, più che altro di immagine. Quando era presidente di Harvard disse che le donne erano geneticamente inferiori all'uomo per questo non riuscivano ad eccellere in materie come le scienze e la matematica; da allora è considerato politicamente scorretto. Il secondo è giovane (ha 47 anni), dinamico e brillante; ma Obama lo ha incontrato poche volte e sarebbe restio ad affidare il ministero più importante a qualcuno che non conosce bene.

Scendono invece le quotazioni di Robert Rubin per motivi di opportunità (è direttore di Citigroup, una delle banche soccorse dallo Stato), mentre l'ex presidente della Banca centrale Paul Volcker avrebbe rinunciato: a 81 anni non se la sente di assumere un incarico così importante. Volcker, però, presiederà il comitato che dovrà elaborare le proposte per riformare le norme sui mercati finanziari. Con un obiettivo: dopo il crollo dell'assunto di Alan Greenspan secondo cui le banche sarebbero state in grado di correggere da sole gli eccessi, Obama intende varare regolare che scongiurino i rischi di sistema. E dunque si profilano limiti agli hedge funds, agli istituti finanziari, alle assicurazioni e maggiori poteri alla Sec, la Consob Usa.

Barack entrerà alla Casa Bianca nella seconda metà di gennaio, ma nel frattempo dovrà affrontare altre urgenze. Come gestire il pacchetto da 700 miliardi di dollari approvato dal Congresso? Come rilanciare la crescita? La buona notizia è che l'Amministrazione Bush intende collaborare da subito con quella entrante. L'attuale segretario del Tesoro, Henry Paulson ha appena fatto liberare un ufficio accanto al suo per il suo successore, che potrà così condividere tutte le decisioni nei prossimi tre mesi. Obama intende verificare che i 700 miliardi vengano usati per salvare gli istituti a rischio bancarotta e concedere nuovi prestiti alle aziende e ai privati. Non accetterà che finiscano, anche solo in parte, nelle tasche dei manager della casta di Wall Street sotto forma di bonus o premi vari. E intanto studia un altro pacchetto di sostegno, non alla finanza ma all'economia reale. Si parla di una prima tranche di oltre cento miliardi di dollari, molti dei quali finirebbero all'industria automobilistica, che è sull'orlo del collasso.

E per rilanciare la crescita il neoeletto presidente pensa di varare al più presto i tagli fiscali a chi guadagna meno di 200mila dollari e intende accordare alle vittime della crisi dei subprime ampi sconti fiscali per aiutarli a evitare gli sfratti.

Poi altri miliardi da investire nel settore energetico e nel rinnovamento delle infrastrutture pubbliche. O almeno così lasciano intendere i suoi collaboratori. Oggi parla Obama. E Wall Street incrocia le dita.
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