Barack Obama, gli emisferi cerebrali e quelli terrestri

Dr. Granzotto, il giudizio sulle modeste capacità di Obama, che probabilmente non verrà rieletto, come a suo tempo Carter, sta diventando molto comune anche in Usa. Si preferirà dire che era un incapace (giudizio psicologico) o che aveva problemi di dominanza emisferica, con difficoltà a prendere delle decisioni (mio giudizio neuropsicologico)? I suoi e i miei dubbi sono diventati patrimonio comune. Io però tento di darne una spiegazione diversa. Sono uno dei pochi, nel mondo, che si occupa di dominanze cerebrali opposte da tanti anni, e ho anche un sito sull’argomento: www.reversebrain.net/index-it.htm. La cosa è nota nella cultura popolare per persone dette «bastian contrari», in inglese «the contrary Mary». E sempre a livello popolare si parla di uno che, in certi giorni, può avere un comportamento «inverso». Quando ho visto Obama firmare con la sinistra, mi sono detto: almeno per le aree cerebrali motorie delle braccia ha una prevalenza dell’emisfero cerebrale non dominante, in lui quello di destra. È quindi, almeno in parte, un mancino, senza che questo fatto sia dispregiativo per lui e per tutti i mancini che esistono, circa il 5 per cento della popolazione. Fortunatamente, da noi, non si parla più del maggior uso della mano sinistra come di un servirsi della «mano del diavolo», ma se la prevalenza dell’emisfero opposto implicasse anche le aree emotive proprie dell’emisfero cerebrale di destra, c’è il rischio che la componente emotiva non sia sempre controllabile dal cervello razionale, così da influenzare la globalità del pensiero, perché potrebbe avere una maggiore facilità a emergere in maniera non razionalmente conscia. Tutta la campagna elettorale di Obama è stata in gran parte emotiva, una delle regioni del suo successo e della sintonia con tanta popolazione. Non era solo bravo, ma gli riusciva anche facile. Divenuto presidente, sembra avere qualche difficoltà nell’uso libero della razionalità, e l’ultima proposta a Mosca (parafrasi: vi tolgo una paura - lo scudo spaziale - se mi togliete una paura - smettete di favorire l’accelerato riarmo dell’Iran) è stata mal giudicata, se non ridicolizzata, dal governo russo. Se questa ipotesi fosse giusta, si potrebbe giustificare in maniera diversa anche il perché di tutto quel recupero della politica di Bush, e altro, per un futuro, che faccio fatica a voler pensare.
Reggio Emilia

Non è che ci abbia capito molto, caro Cocchi, però è un fatto che in poco tempo l’entusiasmo idolatrico riservato a Barack Obama, il credere che disponesse del «tocco magico» e che in quattro e quattr’otto avrebbe sistemato per le feste il mondo intero («Obama è il presidente del mondo» scrisse, probabilmente col groppo alla gola, Concita De Gregorio, direttora dell’Unità) ha ceduto il passo al disincanto. Peggio, all’indifferenza. Anche perché colui che avrebbe dovuto redimere l’America dal bushismo si mostrò quasi subito più bushista di George W. Bush. Lei dice che nella metamorfosi di Obama ci sono di mezzo i suoi, suoi di Obama, ovviamente, emisferi cerebrali e io non ho motivo di dubitare delle sue affermazioni. A me sembra, però, che c’entri anche il brusco confronto con la realtà. Un conto è fare il galletto in campagna elettorale, un conto è sognare e far sognare quando si è a piede libero; un altro è sedersi alla scrivania dello studio ovale e, da svegli, agire per fare gli interessi dell’America, non quelli di Concita De Gregorio, per dire. Tuttavia, che abbia ragione lei, che l’abbia io o che l’avessimo entrambi finiamola qui, caro Cocchi: strapazzare Obama, il povero Obama, è come sparare sulla Croce Rossa.

Non sta bene.
Paolo Granzotto

Ps: senta un po’, io per certe cose (scrivere, a esempio) uso la destra, per altre (arrotolare gli spaghetti, a esempio), la sinistra. Che, niente niente ho gli emisferi cerebrali in tilt?

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