Barbareschi: «Basta col piangi e fotti, è un film già visto»

VeneziaI film della Mostra sono stati stroncati anche da chi non li ha visti. E i loro autori/attori hanno reagito senza stile. Ma dopodomani si chiude; il bla-bla ricomincerà col Festival di Roma (15 ottobre). Ne parlo con Luca Barbareschi, al Lido come produttore de Il Piccolo, documentario di Maurizio Zaccaro sul teatro milanese. E Barbareschi è stato tempo fa produttore, regista e interprete dell'unico bel recente film sulla politica italiana del presente: Il trasformista (dvd 01).
Signor Barbareschi, più politica qui che a Roma...
«Infatti. È un campanello d’allarme».
Lei ha visto «Il grande sogno» di Michele Placido?.
«Che il film sia della Medusa indica la grande tolleranza di Silvio Berlusconi».
La Medusa non fa giurare fedeltà a Berlusconi per contratto.
«Infatti, ma non si ammette che la realtà preveda compromessi. Il palazzo della Mostra è avvolto di rosso, ma a finanziarla sono Lancia, Oréal, Jaeger-Le Coultre... ».
In sintesi...
«... è il principio del “piangi e fotti”».
Clooney non piange.
«Sicuramente. Mi sorprende il provincialismo verso gli americani, che usano la Mostra come vetrina».
Sì, ma Clooney?
«Il suo film è stato proiettato sbagliando rullo. Allora lui ha canticchiato ’O sole mio. “Spiritoso”, s’è detto. Invece così ci trattava da pizzaioli rincoglioniti».
Siano alle solite: o film americani o film sul ’68, i cui rigurgiti nostalgici hanno rimpiazzato quelli del ’45.
«All’epoca simpatizzavo per il Movimento studentesco. Ma ricordo anche che, il sabato, Milano diventava un campo di battaglia: si rischiavano le botte alla Statale da una parte, in San Babila dall’altra. Ci sarebbero da ricordare i tanti che sono stati uccisi o rovinati in quel periodo».
Il suo film ideale?
«Uno che mi desse le emozioni provate sentendo il monologo di Al Pacino in Un pomeriggio di un giorno da cani».
Invece che cosa trova qui?
«Un noto critico, che a un altro noto critico diceva: “Ho raccolto un’altra firma per l’appello contro Berlusconi”».
Perché succede?
«Perché la politica non si fa più in Parlamento. Il confronto di idee diverse avviene altrove».


Dunque?
«Guardiamo la California, che ha il Pil dell’Italia. Ora è sull’orlo del fallimento. Quello Stato dovrà ricostituirsi, purché rispetti la forma repubblicana, quindi elabora un nuovo progetto politico. In Italia no».

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