Cultura e Spettacoli

Barboso dramma della gelosia Quanto dura la passione a Seul?

Riecco il regista coreano Kim Ki-duk, autore dell’osannato Ferro 3, l’incredibile storia di un fesso che, in assenza dei proprietari, entrava di nascosto nelle case altrui a lavare i pavimenti e a mettere tutto in ordine. Gratis. Come dire la colf perfetta. Bene, in questo Time, purtroppo altrettanto sintetico soltanto nel titolo, si narra della gelosissima Shee-hee, che a Seul dopo l’ennesima scenata al bar, spiega al rassegnato fidanzato (da due anni!) Ji-woo: «Ogni volta che vedo una ragazza che ti piace le vorrei cavare gli occhi». E a letto, in una pausa d’amore, geme: «Mi dispiace di avere sempre la stessa faccia noiosa». Finché l’indomani sparisce, svuota l’appartamento e stacca il cellulare. Va spavalda dal chirurgo plastico e ordina: «Voglio un volto nuovo». Lui la cerca invano per sei mesi, anche se non resta sempre con le mani in mano, poi nel Parco delle sculture (orrende) di una vicina isola è irretito da una tizia dal volto mascherato. Lei prima lo titilla, poi gli si mostra, irriconoscibile e con un nuovo nome, e quindi si rivela. «Sei pazza», sbotta il giovanotto, finalmente colto da una tardiva illuminazione. Mentre lei precisa, chissà se con riferimento al film: «È stato uno sbaglio fin dall’inizio». Ma poi, a dimostrazione che chi somiglia si piglia, prenota la sala operatoria dallo stesso chirurgo. In poco più di un’ora e mezza, che sembra un’eternità, l’autore si diletta, beato lui, a discettare sulla forza, e la durata, della passione amorosa. Nell’intrecciarsi delle chiacchiere e delle facce (tutte uguali), il protagonista maschile si merita il titolo di cretino dell’anno: invece di esultare per l’addio di una micidiale rompiballe, se la fa rifilare rottamata.



TIME (Corea del Sud, 2006) di Kim Ki-duk con Sung Hyun-ah, Ha Jung-woo. 94 minuti

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