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Bardot: una reazionaria più forte del mainstream

Qualsiasi altra attrice sarebbe stata demolita a sinistra. Ma Brigitte incarnava il cinema e la Francia più vera

Bardot: una reazionaria più forte del mainstream

Commentando la morte di Amália Rodrigues, avvenuta a Lisbona nel 1999, José Mourinho così chiosò la notizia: "Lei è stata il Fado". E la melodia è il Portogallo. Pertanto, Amália Rodrigues è stata il Portogallo. Lo stesso si può dire di Brigitte Bardot: è stata il cinema, specchio fedele dell'identità nazionale. Pertanto, BB è stata la Francia. Il suo mito ha resistito a tutto. Soprattutto alla scomoda collocazione politica. Qualsiasi altra attrice sarebbe stata demolita dal mainstream di sinistra francese per l'amicizia con Jean-Marie Le Pen (conosciuto in gioventù). Inoltre, le avrebbero aggiunto l'aggravate dell'essersi dichiarata convinta sostenitrice del Front National (oggi Rassemblement National). E il manifestare convincimenti ostili all'Islam ne avrebbe minato ogni credibilità. Ma alla pari di Alain Delon nessuno sarà in grado di farli cadere nel ridicolo e nel dimenticatoio.

Come è possibile? Semplice: sono stati l'icona del migliore ventennio della storia novecentesca francese. La Francia vittoriosa nella Grande Guerra si sentiva il centro del mondo. Non a caso a Versailles si provò a regolare il destino del dopoguerra, a traino bianco rosso e blu. Ma da subito fu chiaro come la Storia si stesse spostando in altra direzione. Il confronto, prima politico poi armato con la Germania ha avuto conseguenze disastrose. Quattro anni di occupazione. Poi la Liberazione. Poco importa se avvenuta per mano angloamericana. Il secondo dopoguerra sarebbe stato penoso quanto il primo? Successe l'esatto contrario. La Francia iniziò a correre sul binario solido della modernizzazione. Dopo binario: americanizzazione e società dei consumi. Non vi sono dubbi che gli anni '50-60 hanno modellato una società ricca, evoluta, disinibita. Improvviso divampò l'incendio della gioventù. E chi fu ad appiccarlo? BB!

Correva il 1956 e sugli schermi usciva Piace a troppi (Et Dieu créa la femme) di Roger Vadim, ambientato a Saint-Tropez. "Questa ragazza è fatta per rovinare gli uomini" dice un personaggio del film. BB ne è la protagonista: ha 22 anni, l'immagine della giovinezza. La dirompente forza sensuale, sin dalla prima immagine (appare nuda mentre sta prendendo il sole, al riparo delle lenzuola stese in giardino), impone un modello di donna incapace di resistere alle tentazioni, impegnata a far girare la testa a qualsiasi uomo le passi accanto. Non è una "donna fatale", né una "donna venale": è il peccato puro in libera uscita. Oltre a lanciare il mito di BB, il film si rivelò un clamoroso successo commerciale, e un preciso segno del cambiamento del costume in atto: emancipazione della donna, liberazione sessuale, rivolta giovanile contro i ruoli codificati. Bardot divenne l'icona della gioventù e della società del divertimento. Incarnazione di una stagione definita da Michel Houellebecq "epoca d'oro del sentimento amoroso". Poi venne il Sessantotto. La "nuova ondata" di registi, attori e professionisti dello spettacolo e del mondo culturale montò allegramente sulle barricate. Volevano decapitare il padre. Non BB, che si schierò con la maggioranza dei francesi dalla parte del Generale De Gaulle (nelle memorie affermerà di averlo amato come un padre). Il Sessantotto venne strangolato nella culla. Una grande manifestazione di piazza spazzò via le nebbie "rivoluzionarie". I giovani si erano issati sulle spalle la "Marianna della contestazione" (anni dopo si scoprirà che era addirittura un'aristocratica, Caroline de Bendern). Ma di lei si è perso il ricordo. La vera, unica "Marianna nazionale" è BB!

E mentre destra e sinistra francesi si dividono sull'ipotesi di una celebrazione nazionale in suo omaggio (l'esponente di destra radicale Eric Ciotti ha invitato Macron a organizzare una commemorazione nazionale per l'attrice, respinta dal segretario del Partito socialista Olivier Faure perché BB "è stata pluri-condannata dalla giustizia per razzismo"), la Bibbia della gauche caviar, il quotidiano progressista Libération ieri ha punzecchiato BB, rimproverandole il fatto di essersi trasformata in una figura della "destra identitaria", alimentando polemiche strumentali, razziste e xenofobe. In un commento l'ha definita un "monumento", ma di una Francia scomparsa, quella dei '50-60. Dimenticano quanto quella Francia abbia concorso a modellare la società odierna. In fondo il giudizio è lo specchio di un livore mai sopito nei confronti di una donna libera e indipendente, un'artista controcorrente collocatosi senza infingimenti a destra, una femminista ante litteram sprovvista di ferraglia ideologica, un'icona orgogliosa di essere francese e rappresentare l'immagine della Francia del XX secolo.

Una perfetta incarnazione della gauche caviar in salsa nostrana, la Repubblica ci regala un distillato di saggezza. Per la nobile firma di Natalia Aspesi "BB" avrebbe commesso un errore madornale: ha amato un uomo di destra. Vuoi mettere amare un uomo di sinistra, magari un comunista dal passato romantico? Un "carrista", magari: quelli che nel 1968 a Praga salutavano i carri armati sovietici venuti a portare la libertà.

Oppure un elogiatore della "rivoluzione culturale" maoista Un moralismo "selettivo" davvero fuori luogo. Ma "BB" avrebbe alzato le spalle. Avrebbe preso in prestito una battuta di François Truffaut, in gioventù furioso critico di destra: "Parlano male di me? Chissenefrega, peggio per loro".

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