Barenboim dirige il Concerto di Natale

Il grande direttore ritorna nella Sala del Piermarini dopo trent’anni di assenza: e nel 2007 altro appuntamento

Barenboim dirige il Concerto di Natale

Elsa Airoldi

Daniel Barenboim. Ovvero un Concerto di Natale all'insegna della pace. Direttore, pianista e saggista, la bacchetta del 23 dicembre scaligero si riconosce principalmente nell'impegno sociale.
Carattere comune a molti di quelli come lui e la sua famiglia determinati a stabilirsi nello Stato di Israele all'indomani della fondazione. Era il '50. Daniel aveva 8 anni. Nato a Buenos Aires e naturalizzato israeliano, l'enfant prodige del pianoforte cresce dunque tra il fuoco del conflitto israelo-palestinese. Lo somatizza. E una volta diventato autorevole decide di utilizzare il suo mezzo, la musica, per esaltare la libertà e la fratellanza. Libertà che non conosce pregiudizi è il famoso concerto a Gerusalemme con la Staastskapelle Berlin.
In quell'occasione il Preludio del Tristano eseguito come bis apre per la prima volta le porte di Israele a Wagner e suscita un putiferio. Il compositore è amato (con ottica distorta) dal nazismo e autore di un saggio antisemita («ante litteram»). Fratellanza è invece l'atelier del West-Eastern Divan (titolo da Goethe, il primo letterato europeo che studia l'arabo), fondato nel '99 con l'intellettuale palestinese Edward Said.
L'orchestra-studio di stanza a Siviglia ha lo scopo di far suonare insieme giovani politicamente divisi. Ragazzi israeliani e arabi (molti gli spagnoli) che discutono, ma quando siedono vicini e uniscono le loro anime e capiscono che il dialogo è possibile. Firmati Barenboim anche un programma per l'educazione musicale nei Territori palestinesi e la formazione di un'orchestra.
Varie le tournées della Divan. La più memorabile delle quali l'ultima, lo scorso agosto a Ramallah con passaporto diplomatico spagnolo. E se tutta la grande musica porta dentro di sé una spinta alla pace, la Nona di Beethoven, la Sinfonia in programma domani, è un messaggio assolutamente esplicito. Già utilizzato tra l'altro dal direttore per celebre il decennale della caduta del Muro. Nell'Ode alla Gioia di Schiller inserita nel Finale si dice che «tutti gli uomini diverranno (non lo sono ancora) fratelli». Beethoven fa il resto.
Il rigore morale dell'ospite attrae soprattutto giovani. A cominciare dal previsto nuovo Concertdirektor di Salisburgo Markus Hinterhäuser. Il cui sogni sono Barenboim e i suoi «in residence» e la pace motto del paludato Festival. Per l'artista argentino pupillo di Furtwängler e direttore musicale della Deutsche Oper Berlin non è la prima Scala. Ma è passato del tempo. I reiterati inviti di Muti si sono scontrati con le date e forse con la titubanza di chi non ritiene interessante un rapporto occasionale.
Quella del 23 parrebbe dunque essere l'ora zero di un dialogo atteso da anni. Dal momento che Lissner ha già pensato a Barenboim per l'inaugurazione 2007. Con Wagner e Tristano e Isotta.

Cui farà seguito il Requiem di Verdi nel cinquantenario della morte di Toscanini. Dunque la Nona. Con Filarmonica e Coro scaligeri e i solisti Camilla Nylund soprano, Michaela Schuster mezzosoprano, Burkhard Fritz tenore e Thomas Quastoff (che meraviglia il suo Winterreise!) baritono.

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