Via Bari Affitto d’oro, l’ambulatorio chiude

Convenzioni d'oro impossibili da mantenere. E ora la Asl3 è costretta a chiudere l'ambulatorio di via Bari. A sollevare la questione, in Municipio Centro Ovest a Sampierdarena, la minoranza, Pdl e Lega Nord, che ha convocato un consiglio ad hoc per parlare della chiusura imminente del presidio sanitario della Asl. E scoppia la bagarre. «Se non avessimo convocato un consiglio d'emergenza - accusa Davide Rossi, Lega Nord - i cittadini avrebbero scoperto cosa accade a chiusura avvenuta». E si sarebbero ritrovati dirottati per le analisi al Palazzetto della Salute della Fiumara, senza un perché. Già, perché nessuno gliel'ha spiegato ma dal 31 dicembre prossimo l'ambulatorio di San Teodoro sarà chiuso. «La finanziaria taglia fondi e risorse e le chiusure sono inevitabili», spiegano dai banchi della maggioranza. Colpa del Governo, come al solito? Non proprio. La causa della chiusura sarebbe da imputare alla convenzione da 10mila euro al mese, firmata tra Asl genovese e la Croce Rossa, per l'utilizzo dei locali di via Bari che ospitano il poliambulatorio. Siglato un paio di anni fa il contratto di servizio è ora diventato insostenibile. In scadenza il prossimo 31 dicembre, l'azienda sanitaria locale ha già reso noto di non avere nessuna intenzione di rinnovarlo. Un ambulatorio che serve quasi 65mila utenti, abitanti dei due municipi limitrofi, Centro Est e Centro Ovest e che chiudendo lascerà scoperti gli abitanti dei due quartieri collinari del centro città. Un disagio non da poco se si pensa che a fruirne sono prevalentemente gli anziani.
Ma facciamo un passo indietro. Dove oggi c'è l'ambulatorio, al numero 41 di via Bari, fino a qualche anno fa c'era la sede della Croce Rossa, a sua volta ospite di locali di proprietà del Comune di Genova. Qui sono stati trasferiti i servizi del vecchio ambulatorio di via Don Minetti tra cui il centro prelievi, il Cup, diversi ambulatori medici, servizi domiciliari e la direzione sanitaria. Ma due anni fa non c'erano i tagli della finanziaria, c'era solo la volontà di firmare un contratto con cifre astronomiche. «L'onerosità della convenzione non è l'unico motivo di chiusura - spiega Renata Canini, direttore di Asl3, che tuttavia dice di non voler dichiarare alla stampa le altre ragioni - il contratto prevedeva 122mila euro l'anno per 3 anni nei quali erano compresi affitto di locali e prestazioni. È chiaro che se a fronte di questa spesa non c'è un ritorno di utenza la cifra diventa troppo alta».


Le soluzioni possibili sono ora due: un centro in via Bologna ed uno in piazza Sopranis. A puntare il dito però contro gli amministratori della Sanità regionale i consiglieri di minoranza in municipio a Sampierdarena che hanno firmato l'ordine del giorno per chiedere il mantenimento dell'ambulatorio.

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