Bari, le inchieste più delicate sono rimaste tutte nei cassetti

nostro inviato a Bari

Quando si parla di inchieste baresi la premessa è scontata: la storia politica, e la cronaca giudiziaria, insegnano che nella procura locale vige da sempre la politica dei due pesi e delle misure differenti da adottare, a seconda di chi governa alla Regione o in città. L’assioma secondo il quale l’ex governatore, Raffaele Fitto, finiva puntualmente indagato poiché «non poteva non sapere» su quanto di presumibilmente illecito accadeva intorno a lui, non vale né per il suo successore, Nichi Vendola, e neppure per il sindaco, Michele Emiliano (nel tondo in alto): loro possono non sapere. Prova ne è che sul registro degli indagati - come insegna anche l’ultimo scandalo sulla giunta regionale che ha portato alle perquisizioni dell’altro ieri nelle sedi dei partiti di centrosinistra - ci finiscono solo i collaboratori fidati, gli assessori o i manager da loro nominati.
L’esempio più cristallino riguarda il fascicolo sull’affidamento dell’appalto da 50 milioni di euro per la costruzione del Centro Direzionale al quartiere San Paolo, un affidamento - sospettano i pm Rossi e Nitti - fatto su misura per un’Ati con capofila la società «Dec» del Gruppo Degennaro. Fra gli indagati per corruzione figura il numero due di Emiliano, l’ex vicesindaco Emanuele Martinelli (nel tondo in basso), esponente di punta del Pd cittadino, attuale assessore pluridelegato (alla sicurezza, alla legalità, alla polizia municipale, alla prevenzione, all’annona, all’educazione civica). Con lui sott’inchiesta son finiti il consulente particolare del sindaco, Antonio Ricco (già noto alle cronaca all’epoca dell'inchiesta Cavallari) e il segretario generale del Comune, Mario D’Amelio. Emiliano, ovviamente, poteva non sapere quel che combinavano i suoi fidatissimi. Sapeva invece bene chi fosse Gerardo Degennaro, dell’omonima famiglia dei costruttori, già proposto alla presidenza alla Fiera del Levante. personalmente sponsorizzato alle ultime elezioni europee nella circoscrizione Sud per il Pd (la venticinquenne figlia del fratello Vito Degennaro, è stata proposta da Emiliano quale assessore della sua nuova giunta). Sapeva anche, Emiliano, che doveva in qualche modo tamponare lo scandalo con una mossa a sorpresa. L’11 luglio 2008 s’inventò una frase rimasta celebre: «Indagini rapide oppure non mi ricandido». È passato un anno esatto, le indagini sono ancora in corso, ed Emiliano s’è ricandidato e ha vinto. Come se non bastasse, il Comune di Bari e il gruppo Degennaro hanno avuto altre e spiacevoli grane: per l’inchiesta sui parcheggi sotterranei di via Cesare Battisti (sotto sequestro per frode nelle forniture) e piazza Giulio Cesare, e per la tragicomica vicenda di «Villa Camilla», un’associazione sportiva riconducibile a Gerardo Degennaro (sì, sempre il candidato Pd alle europee) che s’è aggiudicata per un milione di vecchie lire l'anno, in locazione per 99 anni, una vasta area pubblica del Comune sottoposta a «standard inderogabili» dove invece è sorto uno stratosferico centro benessere privato al posto di un parco pubblico con annesso parcheggio.
Restando in tema di urbanistica, pende ancora in procura una denuncia circostanziata presentata dal consigliere comunale Fabio Cassano in merito alla cosiddetta «delibera ricotta». Ovverosia, alla deroga approvata al Prg per un’area del San Paolo destinata esclusivamente al terziario (uffici privati, piccole attività commerciali) che prevedeva la realizzazione di abitazioni frammiste, appunto, al terziario. Risultato: ad oggi esistono solo residenze private.
Non s’è più saputo nulla, invece, del procedimento penale n.1362/07 affidato al pm Francesca Romana Pirrelli, sostituto addetto alle indagini sulla pubblica amministrazione (dunque anche sulla giunta Emiliano) nota per essere la consorte dell’ex magistrato-scrittore Gianrico Carofiglio, ex collega di Emiliano, neo senatore del Pd. La Pirrelli (di cui ha lungamente parlato l’ex governatore Fitto a proposito del «conflitto d’interessi» politico-parentale) era titolare - adesso sembra non esserlo più - dell’inchiesta sulla «cittadella della giustizia» da far sorgere nei dintorni dello stadio San Nicola, un affaire pieno di omissioni e irregolarità addebitabili tutte alla giunta Emiliano. Che come primo atto, al suo insediamento nel 2004, giurò che avrebbe velocizzato le procedure per la costruzione del nuovo palazzo di giustizia (bandito dalla precedente giunta e vinto dall’impresa Pizzarotti). Dopo poco tempo, però, la giunta comunale inspiegabilmente avviò atti di ostruzionismo tanto che sia il procuratore capo che il presidente della corte d’appello, stigmatizzarono il comportamento di Emiliano. La procura fu costretta a aprire un’inchiesta, che però langue, mentre il Consiglio di Stato ha dato torto a Emiliano cassando tutti i suoi ricorsi.
Dorme sonni profondi in procura anche un devastante esposto sull’«immobile d’oro» di via Beltrami, in origine destinato a residenza privata. Un palazzo famoso perché al centro di un bando voluto dal Demanio per installarvi la sua sede. Nella gara si faceva espresso riferimento «all’idonea destinazione urbanistica per l’uso», ovvero un palazzo abilitato a ospitare uffici pubblici. Il Comune dà l’ok alla proposta di questo edificio che non solo non ha i requisiti previsti nel bando ma in corso d’opera ottiene, dal sindaco, una variante urbanistica a gara già espletata. Con ciò eludendo il principio della pari concorsualità fra gli interessati. Come se non bastasse, nella variante accordata sarebbe stato riscontrato un indice edilizio triplicato rispetto a quello consentito senza il rispetto dei «minimi inderogabili di legge per standard urbanistici» (verde e parcheggi).


Si dovrebbe poi parlare della tranche dell’inchiesta napoletana sull'immobiliarista Romeo che ebbe un appalto dalla Regione Puglia (non si più che fine abbia fatto) oppure della nuova sede del consiglio regionale, nel mirino dei pm fra irregolarità diffuse, spese astronomiche, consulenze stellari e palese violazione delle norme antisismiche. A Bari si dovrebbe parlare di questo e tanto altro, ma chissà com’è si finisce col parlare solo di escort e di festini.

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