Bari, sesso e appalti Sospetti di fondi neri per il Pd nazionale

Nell’inchiesta sulla sanità barese spuntano i nomi di politici nazionali del centrosinistra. Le "scosse" evocate da D'Alema? Nascondono il terremoto a sinistra. Il "clan" di Dario in Calabria travolto dalle inchieste

Bari, sesso e appalti  
Sospetti di fondi neri  
per il Pd nazionale

Bari - Adesso l’inchiesta punta a Roma. E all’ombra del giro di appalti pilotati nella sanità pugliese affiora il sospetto di finanziamenti illeciti per i partiti del centrosinistra nazionale. È questa l’ipotesi all’esame della pm antimafia di Bari Desirée Digeronimo, il magistrato che da tempo conduce gli accertamenti su un comitato d’affari in grado di orientare forniture e appalti ma anche decisivo nella scelta di primari e dirigenti medici.

Secondo gli inquirenti il personaggio chiave di questo presunto sistema corruttivo sarebbe stato l’ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, all’epoca Socialista autonomista: dopo aver saputo di essere coinvolto nell’inchiesta ha presentato le dimissioni dalla giunta rossa guidata da Nichi Vendola e successivamente è entrato al Senato come primo dei non eletti nelle liste del Pd al posto di Paolo De Castro, passato all’Europarlamento.

I riflettori degli investigatori sono puntati su cinque partiti: Pd, Prc, Socialisti autonomisti, Sinistra e Libertà e Lista Emiliano. Nelle indagini figura una valanga di intercettazioni telefoniche e ambientali. E proprio nel corso di conversazioni tra Tedesco e alcuni imprenditori si farebbe riferimento a finanziamenti illeciti e spunterebbero i nomi di esponenti nazionali del centrosinistra. Insomma, lo scandalo si allarga e potrebbe essere destinato a oltrepassare i confini pugliesi. In queste ore i carabinieri sono impegnati nella ricerca dei riscontri e hanno cominciato ad ascoltare diverse persone: due giorni fa la pm Digeronimo è stata a Milano per un interrogatorio top secret mentre ieri è stato sentito a Bari un medico come persona informata sui fatti. Al centro dell’inchiesta c’è la gestione della sanità regionale, condizionata al punto che persino le nomine di primari e dirigenti delle Asl sarebbero state fatte sulla base del possibile ritorno elettorale: in buona sostanza veniva scelto chi portava più voti. Nell’inchiesta per il momento figurano quindici indagati. Il magistrato ipotizza a vario titolo i reati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, concussione, abuso di ufficio, voto di scambio, illecito finanziamento ai partiti e truffa; inoltre, con riferimento a determinati episodi e nei confronti di alcune persone è ipotizzata anche l’aggravante di aver favorito un’associazione mafiosa.

La prima svolta nelle indagini risale a fine luglio, quando i carabinieri del nucleo investigativo sono entrati nelle segreterie di diverse formazioni politiche del centrosinistra pugliese e hanno prelevato una montagna di carte, comprese quelle relative ai contratti e ai rapporti «intrattenuti - si legge nel provvedimento che dispone l’esibizione della documentazione - dai partiti con gli istituti di credito». Nello stesso tempo sono stati avviati accertamenti bancari ed è stata trascritta gran parte delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Il sospetto è che i partiti del centrosinistra abbiano favorito determinati imprenditori, i quali in cambio avrebbero poi elargito finanziamenti anche con i soldi accumulati attraverso l’evasione fiscale: il passaggio di denaro - è l’ipotesi da verificare - sarebbe rimasto celato dietro voci inserite appositamente in bilancio per costruirsi una facciata di legalità.

Intanto, mentre il coordinatore regionale dell’Italia dei valori, Pier Felice Zazzera, chiede «un segnale di

responsabilità» da parte di Vendola, è attesa per lunedì a Bari la commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale: oltre al governatore saranno ascoltati i magistrati.

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