L'emergenza sport «minori» a Milano è ampia come un buco nero. Dove non si tratta di crisi di risultati a mettere in difficoltà squadre e società cittadine, anche quelle più blasonate, concorrono fattori strutturali, economici, gestionali, amministrativi.
Tra tutte queste situazioni, quella che sta capitando al Milano Baseball 1946 ha davvero dell'incredibile: a poche settimane dalla giornata inaugurale del campionato di A2 (domenica 6 aprile il fischio d'inizio) la storica compagine meneghina (otto scudetti e tre Coppe dei Campioni in bacheca) non ha ancora a disposizione un campo dove allenarsi ed è costretta a prepararsi andando a chiedere ospitalità in tutto l'hinterland. A dire il vero il campo di allenamento del Milano '46 sarebbe il Centro Sportivo Kennedy di via Olivieri, di proprietà del comune ma gestito dai Rams, squadra di hockey su pista che pretende per l'utilizzo del terreno da parte dei rossoblù il pagamento di tariffe di molto superiori a quelle comunali.
Lo scorso fine settimana la formazione del tecnico Pasotto ha trovato ospitalità a Legnano e questa domenica è già pronta un'altra sessione in trasferta, questa volta a Lodi, ma è chiaro che non è una situazione che si possa protrarre ancora a lungo.
Il problema, tra l'altro, non è del tutto nuovo: già l'anno scorso c'erano stati almeno due momenti di attrito - a marzo, prima della stagione e a maggio, in pieno campionato - per le medesime ragioni, ma l'allarme era poi rientrato grazie all'intervento del Comune. In settimana la società rossoblù ha messo nuovamente al corrente le autorità, la cui risposta si fa attendere: d'altronde in città c'è già l'emergenza Sparkling. Si salvi chi può.
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