Basket milanese in lutto

Pino Pino. Domani quando tutto il basket italiano si fermerà per ricordare Giuseppe "Pino" Brumatti sentiremo questo canto d'amore nella prateria lontana dove vanno a morire i campioni. Doveva essere il cuore a tradirlo perché era quello che lui regalava sul campo. Ci lascia a 62 anni questo goriziano tutto impeto ed assalto, ci lascia con il rimpianto di non averlo coccolato abbastanza nell'ultima estate, alla villa Reale di Monza, quando Sandro Gamba, uno dei suoi grandi maestri insieme a Jim Gregor e agli allenatori della ormai esausta scuola isontina, gli consegnò la corona degli eletti nella casa della gloria del nostro basket. Troppa gente, troppi ricordi, meglio un abbraccio. E' stato l'ultimo e ci viene il magone, ma lui ha capito, era la sua forza quando volava sul campo, quando faceva gruppo.
Arresto e tiro. Poesia in movimento come diceva Cesare Rubini che nel 1973, lasciando la panchina dell'Olimpia con le scarpette rosse, lo abbracciò piangendo come si fa con i figli più amati al momento del distacco definendolo «l'ultimo dei miei eroi». Lui e Arturo Kenney, eroi dell'ultimo Simmenthal battuto nel 1973 a Bologna dall'Ignis nel terzo spareggio consecutivo fra due squadre che hanno fatto la storia.
Pino aveva vinto il secondo di questi incontri epocali, l'unico scudetto in una carriera che meritava davvero molti più trofei di quelli che ha vinto: 3 coppe delle coppe e una coppa Italia in 10 anni di vita milanese, la città che lo aveva adottato diciannovenne nel 1967 portandolo via a Gorizia la società dove in pratica ha finito il suo viaggio come dirigente nell'ultima stagione, un'amarezza che mascherava con il suo buon umore, con quella solarità che lo ha fatto diventare speciale in tempi dove con i giocatori parlavi, scherzavi, litigavi; mai chiuso dietro gli orrendi auricolari, mai ottenebrato dai cellulari che oggi fanno diventare viaggi spettrali molte delle trasferte dei professionisti senza bandiera.
Pino Brumatti è stato una vera bandiera dell'Olimpia, era un mattatore capace di assaltare qualsiasi difesa: 21 campionati di serie A , 8.755 punti segnati in 620 partite, quando il tiro da tre punti non gonfiava ancora le statistiche. 2.590 canestri da 2 punti! Non aveva bisogno di statistiche per essere il nostro Cyrano di bell'aspetto, perché i suoi canestri pesavano davvero, erano poesia che aiutava anche gli altri a conquistare il cuore della gente. Milano fino al 1979, poi il fratellone Gamba se lo portò a Torino dove rimase fino al 1983 prima di iniziare il lungo viaggio dell'addio seguendo Dado Lombardi. Una strana coppia che fece innamorare Reggio Emilia, Verona e anche Siena nella sua ultima stagione agonistica: era il 1990 e la Mens Sana che oggi domina il nostro basket salì dalla serie B alla A2.
Anche con la nazionale non ebbe tutto quello che meritava.

Esordiente nel 1968 a Cortina, azzurro per 102 partite, 2 Olimpiadi (4° a Monaco, 5° in Canada), 2 Europei (Napoli '69, Barcellona '73), 570 punti segnati, l'addio a Montreal battendo la Cecoslovacchia.
Pino Pino. Domani saremo tutti abbracciati: gente come te vivrà per sempre nel nostro ricordo.

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