Una coppa in ospedale che ci rende fieri del basket

La squadra vince il 17º scudetto e fa festa con Polonara che sta combattendo contro la leucemia

Una coppa in ospedale che ci rende fieri del basket
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Fieri del basket che da oggi lascia spazio alle Nazionali impoverite dopo aver portato con i giocatori della Virtus Bologna la coppa del 17° scudetto all'ospedale dove Achille Polonara, uno dei giganti nella stagione, giocherà la sua partita per la vita contro la leucemia mieloide.

Dicevamo della fierezza per un mondo che ha sbagliato tanto, ma che nella recita finale ha tirato fuori il meglio ascoltando anche le parole di Robert Kubica, il pilota della Ferrari vincente a Le Mans dopo 24 ore di tormenti: il dolore spinge oltre i limiti. Lo hanno fatto i giocatori della Virtus di Dusko Ivanovic, l'allenatore entrato nella tempesta, l'uomo che ha rifondato una squadra sbagliata vincendo lo scudetto come già aveva fatto nella sua straordinaria carriera conquistando trofei in Svizzera, Francia, Grecia, Serbia e , soprattutto, Spagna, a Vitoria, nei Paesi Baschi, dove nella stagione 1919-20 proprio Polonara ha ritrovato se stesso aiutando l'uomo della grande storia spalatina della Jugoplastica a prendersi il terzo titolo dopo quelli vinti nel 2002 e 2010 nel regno di Real Madrid e Barcellona.

Lo ha fatto anche Brescia dopo una stagione stupenda lasciando al cavalier Ferrari, l'uomo che con la presidentessa Bragaglio ha vissuto il sogno della prima finale scudetto, le parole che tutti gli uomini di sport dovrebbe usare dopo le battaglie sul campo. Ha ringraziato i suoi giocatori, rendendo onore ai vincitori, ha ringraziato tutti, le società che andranno nei tornei europei, Trapani e Reggio Emilia, applaudendo chi ha fatto la cittadella dello sport e Tortona, dove da ieri allenerà il Fioretti per 20 anni uomo chiave nello staff tecnico di Milano, e i poveri arbitri sempre bersaglio anche quando a sbagliare sono gli attori sul campo.

Sicuramente lo ha fatto bene la squadra campione che dietro al trottolino Taylor, novità che nessuno aspettava, ha rivisto muoversi la grande macchina con al centro i veterani, i due mastini della difesa Cordinier, Hackett e Pajola, capaci di dare energia al nuovo che avanza, il Diouf e l'Akele che serviranno anche in Nazionale, al servizio della squadra di capitan Belinelli, del Morgan tiratore di qualità suddito fedele del Tokko Shengelia che ha dimostrato come si comporta un professionista che pur avendo già un accordo col Barcellona è stato il protagonista delle finali come certo avrebbe voluto essere Simone Inzaghi che adesso diventa la scusa dell'Inter per una finale di Champions persa male, ma comunque una finale raggiunta anche per merito del tecnico stregato dai petrodollari.

Virtus che prenderà un caffè con Zanetti, l'uomo della Segafredo rimasto unico proprietario, che, pensando al futuro, alla super fatica delle 38 partite di Eurolega oltre alle 30 sicure del campionato e al nuovo Palazzo, dopo aver ringraziato i campioni di oggi, dovrà dare ad Ivanovic una squadra più giovane, più fresca magari partendo da Niang, uno dei talenti di Trento.

Baci e abbracci e brindisi per Shengelia, il capitano Belinelli che a 39 anni è a fine corsa, forse addio

anche ad Hackett, pure lui oltre i 36, ricostruendo tutto dalla base, in armonia, volendosi bene e non facendosi sgambetti come è accaduto nella stagione di molti bassi e pochi alti, anche se lo scudetto è una cosa grande.

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