Dalla strada all'Nba: "Rise", la commovente storia di Giannis Antetokounmpo

Un film che ha il sapore di una favola classica: difficoltà opprimenti, voglia di sognare, rivalsa finale. Pellicola che ispira e racconta una meravigliosa storia di riscatto

Dalla strada all'Nba: "Rise", la commovente storia di Giannis Antetokounmpo
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Si voltano verso il loro bambino, il piccolo Francis, sperando che sia soltanto un rapido arrivederci. Charles e Veronica Antetokounmpo non possono proprio portarlo con loro. Troppo duro il viaggio che si preparano ad affrontare, determinati a correggere il tiro infido di un destino avverso. Rimarrà con i nonni, ma i loro volti sono una pozzanghera di lacrime. "Rise", l'ultima pellicola di Disney + sulla dinastia di cestisti galattici germogliati tra una caterva di insidie, manifesta il suo intento fin dalle primissime inquadrature.

Fuggono dalla Nigeria quando scocca il 1991, gli Antetokounmpo. Troppo fuligginose le prospettive, per riuscire ad intravedere un futuro. Cercheranno un posto migliore dove crescere i loro sogni e la loro famiglia. E quando ci riusciranno, torneranno a prendersi gli altri membri condividendo tutta quella felicità guadagnata.

Un viaggio della speranza

Il film, diretto da Akin Omotoso, preme subito sul dramma familiare. Attraversano la Turchia, Charles e Veronica, intravedendo nei contorni frastagliati della Grecia un'oasi salvifica. Il posto è Sepolia, deturpata periferia alle spalle della scintillante Atene. Il prezzo da saldare per raggiungerla è lo smarrimento di tutti i documenti, perché il viaggio è intricato, devastante, rocambolesco. Così adesso eccoli lì, ma sono due perfetti clandestini. Oscillando in equilibrio precario tra grovigli di ostacoli riescono comunque a barcamenarsi con lavoretti irregolari e danno alla luce quattro figli. L'amore non manca, il nucleo si compatta, ma patiscono comunque. Stentano per la carenza di cibo. Sono costretti a cucirsi costantemente all'ombra per sottrarsi ai controlli. La vita in Europa è tutt'altro che una passeggiata nel parco.

La via del basket, un'ancora di salvezza

Il film fila via osservando le cadenze di un'autentica favola Disney. La sofferenza iniziale. Un climax drammatico. Un insperato gancio che ti issa via dalle difficoltà. Nel caso degli Antetokounmpo, quel riscatto assume la forma inattesa della palla a spicchi. I fratelli passano la maggior parte del tempo per strada. Vendono cianfrusaglie ai turisti per appiccicare il pranzo con la cena. Ogni tanto però stampano il naso contro la rete metallica dell'unico campetto da basket della zona. Vedono questi ragazzi che vanno a canestro e sgranano le pupille. I primi piani si sprecano. Il sogno è appena stato servito. Il film punta forte su Giannis (Uche Agada) e Thanasis (Ral Agada). Saranno loro, assieme al fratello Kostas, a ridisegnare traiettorie nate sghembe.

Famiglia
La famiglia Antetokounmpo al completo

Dal primo approccio alla gloria

Il basket, a dire il vero, sfila sovente in secondo piano nel disegno complessivo del plot. Eppure è lo strumento mediante il quale una famiglia altrimenti condannata all'indigenza - se non peggio - si risolleva, riscrivendo la sua storia. Più redditizio, per la malandrina Disney, ridurre la portata del tramestio sul parquet per stringere sulle pieghe dei volti, alzare la manopola di una colonna sonora a tratti eccessivamente sentimentale, amplificare il pathos collettivo. Solo frullando così gli espedienti narrativi ottieni zaffate di favola. Il contraccambio è un film che ispira a tratti, ma finisce per disertare le pretese iniziali, auto irretendosi tra le pastoie di un teen drama e i tempi dilatati di un documentario. Comunque il basket, si diceva, gratta parzialmente via le opacità della vita come quelle della pellicola. I fratelli iniziano a sciabordare sul campetto d'asfalto. Li osservatori non tardano a palesarsi. Loro però devono fare i conti con la contraddizione di chi vuol brillare, ma non può. Sono pur sempre clandestini.

Quella corona che torna da oltre il mare

La rivalsa è un sentimento da servire freddo. Se intrecci talento e dedizione assoluta magari arriva tardi, ma arriva. La squadra nazionale greca nota i fratelli. I documenti vengono messi a posto. Il film adesso accelera, fino al fatidico Draft Nba del 2013. Giannis e Thanasis raggiungono il fratello Kostas e vinceranno anche loro l'anello d'oro. Il miracolo a lungo atteso è compiuto. Il lieto fine favolistico preteso da Disney - distributrice automatica di sogni - è arrivato. Del resto Antetokounmpo, in nigeriano, significa "La corona che torna da oltre il mare". Un'intera famiglia può finalmente luccicare.

"Rise" può farti venire gli occhi acquosi per una manciata di istanti, ma la leva esasperata sul tasto dei sentimenti diluisce il potenziale di un film che avrebbe potuto essere un fantastico tiro da tre. Invece resta un centro dalla lunetta.

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