«Basta aspettare, l’omicidio stradale diventi reato»

Per Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, Presidente nazionale dell’Associazione vittime della strada, il reato di omicidio stradale va inserito con forza nel codice penale, perché anche se attualmente le leggi ci sono, i giudici le interpretano in modo molto benevolo e tutte a favore del pirata della strada.
Vuol dire che la colpa va cercata nei tribunali.
«Assolutamente sì. Lo stato di ebbrezza, per esempio, prevede da tre a 10 anni. Poi i giudici applicano le attenuanti, il patteggiamento e alla fine questi signori si beccano al massimo una manciata di mesi e non la vedono neppure la porta del carcere».
Dunque cosa proponete?
«Di restringere la forbice tra il minimo e il massimo, la pena va fissata da 10 a 14 anni per chi guida in stato di ebbrezza. Solo in questo modo riusciamo a contrastare la discrezionalità dei giudici».
Dunque le norme più severe servono per limitare la discrezionalità dei giudici?
«Per forza. Sono loro che rendono inefficaci la normativa. Quando l'albanese che ha ammazzato 4 persone andando contromano è stato scarcerato, c'è stata un'alzata di scudi da parte dell'opionione pubblica. E solo allora, il pm che aveva seguito l'inchiesta si è messo in ferie ed è stato sostituito da un altro che poi ha trattenuto il conducente».
Lei dunque sostiene che i giudici agiscono con superficialità?
«Purtroppo sì. Hanno una dimensione troppo burocratica della legge. Sottovalutano la trasgressione della norma e vanno alla ricerca delle intenzioni. Invece trascurano i comportamenti azzardati, irragionevoli, pericolosi. E alla fine in Italia non si puniscono neppure quelli drogati o ubriachi».
C'è qualche modello da imitare?
«In Svizzera, Francia, Spagna c'è molta più severità. Qui pesa la guida irragionevole e viene punita con forza. Se il sorpasso in curva è vietato ma uno se ne frega e ammazza qualcuno deve andare in carcere perché mette a rischio la civile convivenza».
Qual è stata la sua esperienza personale?
«Un signore andava a 111 chilometri all'ora in pieno centro e ha fatto a pezzi mia figlia Valeria che aveva diciassette anni davanti la porta di casa.

Non è mai stato punito per il suo omicidio. Il pm che avrebbe dovuto sostenere le ragioni di mia figlia uccisa da quel pirata ci ha detto: il morto è morto, ora diamo una mano ai vivi. E io e mio marito avremmo voluto mettergli le mani addosso».

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