«Basta blocchi stradali, firmiamo i contratti»

«Non sono così giovane, ho quarantadue anni compiuti» sorride Onorio Rosati, appena eletto segretario della Cgil milanese. È in giacca e cravatta, come vuole il bon ton del bravo riformista e rappresentante dei lavoratori di ultima generazione, sempre meno tute blu e sempre più impiegati (e precari). La Filcams, che raccoglie i lavoratori di commercio turismo e servizi, ha superato il numero di iscritti della Fiom, i metalmeccanici che un tempo erano sinonimo di sindacato. E Rosati è la prova vivente del sorpasso: «Sono il primo segretario a non arrivare dall’industria. Ho iniziato con poste e telecomunicazioni, poi con Antonio Panzeri sono entrato nella segreteria della Funzione pubblica». Non teme le posizioni scomode, anche nel giorno in cui i metalmeccanici invadono le tangenziali e i Cobas dell’Alfa Romeo bloccano il traffico davanti al Palazzo di Giustizia. Gli echi dei cori di protesta arrivano fino alla sede della Cgil, lì a pochi passi: «Manifestazioni di questo genere rappresentano un disagio profondo. D’altra parte è evidente che i temi della mobilità e della legalità devono essere tenuti nel giusto conto».
Facciamo subito una prova pratica. Che cosa deve e può fare il sindacato quando la protesta blocca le strade?
«Mi riconosco pienamente nella tradizione riformista e un sindacato riformista è un sindacato che firma gli accordi e tiene conto delle esigenze del Paese. Non ha senso trascinare per tredici mesi una vertenza per ottenere dieci o quindici euro, come è accaduto per i metalmeccanici. È ovvio che molto dipende dagli interlucotori, ma l’approccio riformista significa avere in testa una soluzione dei problemi e non la lotta in quanto lotta».
Lei diventa segretario della Cgil milanese in piena campagna elettorale. È sicuro di riuscire a tenersi fuori dalla mischia?
«Posso dire che la Cgil non farà iniziative velleitarie e di propaganda. Sono per un rapporto confederale forte e unitario, senza unità il sindacato rischia di essere inefficace e per questo chiedo a Cisl e Uil di lavorare insieme».
Quali sono le priorità per Milano?
«Terremo sempre presenti i problemi dell’industria, ma la città ha cambiato struttura produttiva e nei prossimi anni la Cgil si concentrerà sulla piccola e piccolissima impresa. E sul lavoro atipico, perché la flessibilità introdotta non è stata compensata da un’estensione dei diritti. Pensiamo a soluzioni innovative, a nuove forme di rappresentanza e a un potenziamento della contrattazione territoriale e di categoria».
Intende dialogare sia con il candidato sindaco del centrosinistra che del centrodestra?
«La Cgil chiede un segnale di discontinuità politica da questi dieci anni di amministrazione Albertini. Letizia Moratti non ci dà sufficienti garanzie di cambiamento e crediamo che questa discontinuità possa essere meglio interpretata dal centrosinistra. Ma il sindacato si confronterà con tutti sulla base dei programmi: vedremo chi si avvicina di più alle nostre richieste e le interpreta meglio».
Pensa di poter trovare punti di intesa con Letizia Moratti?
«Abbiamo molti iscritti alla Cgil che votano centrodestra e verificheremo le convergenze. Francamente, sulla base di ciò che è stato fatto in questi anni, non credo esistano punti di contatto. Nemmeno sportivi, visto che io sono della Juve a differenza dei miei predecessori, Antonio Panzeri e Giorgio Roilo, entrambi interisti».
Andrà a votare alle primarie dell’Unione?
«Andrò a votare e voterò Bruno Ferrante perché lo ritengo una persona seria, competente e capace, come ho potuto verificare durante questi anni in cui da prefetto è stato interlocutore del sindacato. Naturalmente lo farò da privato cittadino. Come segretario aspetto il programma per valutare».
Una prima richiesta per il candidato sindaco?
«Vogliamo un tavolo permanente con le parti sociali per discutere i problemi della competitività e far ripartire Milano, che dà la sensazione di essere in stallo rispetto a città come Lione e Barcellona».
Tra i suoi interlocutori ha il presidente della Provincia, il diessino Filippo Penati. Lo sente vicino alla politica della Cgil?
«La Provincia ha sottoscritto il protocollo d’intesa col sindacato e questo è un segnale positivo, ma non faremo sconti a nessuno neanche a Penati solo perché è del centrosinistra. Per noi la Provincia è un ente come il Comune e la Regione».
Come valuta la vicenda Serravalle? È un’operazione compiuta nell’interesse dei lavoratori?
«Non entro nel merito dell’operazione ma riteniamo che ci siano altre priorità oltre le autostrade e per un anno non si è parlato d’altro. La Provincia ha altri centomila problemi a cui pensare e ci auguriamo che si attivi su questi. Ci attendiamo uno sforzo sulle politiche del lavoro, delle quali ha la responsabilità su delega della Regione».
I vertici nazionali della Cgil hanno assunto una posizione critica verso i Ds per l’affare Unipol. Condivide?
«Questa vicenda pone un problema di tutela dei lavoratori, degli utenti e dei consumatori ed è l’ennesima dimostrazione della necessità che il mercato abbia delle regole e che la politica dia queste regole. Rispetto il lavoro delle coop come quello delle imprese, ma senza regole trasparenti queste cose continueranno ad accadere.

Comunque io non sono nemmeno assicurato all’Unipol...».
A proposito di trasparenza, un’ultima domanda: lei quanto guadagna?
«Meno di duemila euro al mese. Per noi sindacalisti l’unico modo per vivere decorosamente è far lavorare anche le mogli».

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