da Roma
Wojtyla lo aveva messo da parte. Con Joseph Ratzinger, il novantenne Domenico Bartolucci, è tornato in auge. Con una missione: bandire ogni traccia di pop dalle liturgie sacre. E rilanciare la polifonia e il canto gregoriano. «Sono contro le chitarre, ma anche contro la faciloneria della musica ceciliana - spiega all'Espresso, in unintervista pubblicata sul numero in edicola da oggi, l'anziano maestro di cappella - il nostro motto deve essere torniamo al canto gregoriano e alla polifonia palestriniana e proseguiamo su questa strada!».
Erede di Palestrina e della Scuola Romana, Domenico Bartolucci da cinquant'anni è direttore perpetuo del coro della Cappella Sistina, centro spirituale della musica sacra cattolica. Dopo una serie di vicissitudini che, spiega l'Espresso, nell'ultima fase del pontificato di Giovanni Paolo II lo hanno visto allontanare dal prestigioso incarico, nonostante fosse esplicitamente a vita, ha tenuto recentemente un concerto nella Cappella Sistina in onore e alla presenza di Benedetto XVI, divenendo emblema di una disputa di grande rilievo simbolico sull'importanza che la musica ha e avrà nella liturgia cattolica. Il Papa dotato della maggiore sapienza musicale? «Benedetto XVI - risponde Bartolucci -. Suona il pianoforte, è un profondo conoscitore di Mozart, ama la liturgia della Chiesa e di conseguenza tiene in somma considerazione la musica». La conferma della passione di Ratzinger per la musica è arrivata nei giorni scorsi, grazie ad alcune immagini inedite diffuse dal Vaticano e che mostrano Benedetto XVI seduto al pianoforte verticale a Les Combes, mentre suona Bach e Mozart. Le immagini divulgate dal Centro televisivo vaticano sono state messe a disposizione dei network tv di tutto il mondo.
Nella sua intervista, Batrolucci ricorda anche altri pontefici: «Anche Pio XII amava molto la musica, spesso suonava il violino». Mentre Paolo VI, ricorda, «era stonato». Legato ad un'idea di musica sacra al servizio della liturgia, l'anziano maestro del coro punta il dito contro il pop: «Oggi nelle chiese sono di moda le canzonette e lo strimpellio delle chitarre - dice Bartolucci - ma la colpa è soprattutto delle idee sbagliate di pseudo intellettuali che hanno creato questa degenerazione della liturgia e quindi della musica».
Poi, riguardo alle iniziative che Benedetto XVI dovrebbe prendere, dice: «Per prima cosa dovremmo tornare, almeno per le messe solenni e per le feste, a una liturgia che dia spazio alla musica e che si esprima nella lingua universale della Chiesa, il latino».
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