Politica

«Basta legami tra coop rosse e politica»

da Roma

«Ora basta con le coop rosse e con le coop bianche. Prima cesserà questa divisione per colori e prima avremo una cooperazione matura in un Paese maturo». Il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, ha lanciato l’ennesimo appello al collega di Legacoop, Giuliano Poletti, per promuovere l’unificazione delle rispettive organizzazioni. «La maturità - ha aggiunto - si raggiunge con la crescita di un progetto e il progetto è quello dell’unità di tutto il mondo cooperativo (comprensivo delle centrali più piccole Agci e Unci, ndr)».
La politica della mano tesa non ha impedito a Marino di rilevare, nel corso dell’assemblea di Confcooperative, che uno dei fattori che maggiormente contribuisce alla divisione è la vicinanza politica tra giunte di sinistra e Legacoop ricordando che «le nostre associate spesso si trovano a concorrere con le coop rosse e in alcune piazze del Paese ne avvertono un privilegio di rapporti con i governi locali».
«Noi chiediamo al mondo cooperativo - spiega Marino al Giornale - che mantenga e che rafforzi l’autenticità della cooperazione con autonomia e indipendenza dalla politica. Non si scelgono i partiti una volta per tutte». Di qui anche l’apertura a Forza Italia. Se durante l’assemblea Marino ha rappresentato le critiche di Silvio Berlusconi alle coop («una metastasi» ebbe a dire il leader della Cdl) come «un’anatema che ci indigna», con il Giornale ha invece avviato una riflessione. «Io mi appello a Forza Italia - ha detto - perché non faccia di tutta l’erba un fascio in quanto molti dirigenti della cooperazione si riconoscono in Forza Italia. Non bisogna dare la preminenza al rapporto tra coop rosse e giunte rosse».
Con via dell’Umiltà si cerca un appeasement. «Vorremmo - aggiunge - che Forza Italia valorizzasse le nostre ragioni: con il ministro Tremonti, che passava per un nostro nemico, abbiamo avuto un rapporto franco e di reciproca stima. Allo stesso modo, spero che finiscano i rapporti preferenziali tra le coop rosse e le giunte di sinistra».
Il sistema Confcooperative, che nel 2006 ha realizzato un fatturato di circa 57 miliardi di euro, dato lavoro a 465mila persone e aggregato 2,8 milioni di soci, ha nuove sfide da affrontare. Non ultima quella con Bruxelles che sta indagando sul regime fiscale più favorevole sulla base di un esposto di Federdistribuzione. L’Udc, qualche corrente di An e qualche deputato di Forza Italia - ricorda Marino - nella passata legislatura hanno sostenuto le ragioni della cooperazione autentica. Noi dobbiamo dialogare con il governo e ci attendiamo che la valorizzazione della cooperazione sia fatta dalle forze che si professano riformiste come Ds e Margherita». Un chiaro invito ad adoperarsi perché la Commissione Ue non usi la scure.
Ma i partiti si accontenteranno di fare i tutor senza ricevere nulla in cambio? «Le forze politiche - replica - sanno che esistono 3 milioni di soci che orientano le loro scelte sulla base della sensibilità ai temi della cooperazione. In una società trasparente e corretta il partito chiede solo il voto». Alcuni esponenti di governo, però, hanno colto l’occasione dell’assemblea per fare passerella e il vicepremier Rutelli ha lodato le coop («senza di voi il Pil avrebbe il segno negativo») rilevando che «il centrosinistra potrà tornare a essere maggioranza» se riuscirà a dialogare con il mondo dell’impresa.

Forse non è ancora giunto il momento.

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