Vicesindaco De Corato, è emergenza profughi: ne arriveranno almeno 300 per provincia. Ma dove li mettiamo?
«È quello che mi chiedo anche io».
Il prefetto Lombardi parla di strutture di accoglienza che non siano tendopoli.
«Ecco, appunto. Però vorrei precisare che la struttura di via Saponaro al Gratosoglio è già satura, ci vanno a mangiare 700 persone al giorno. Poi si parla della caserma dei bersaglieri a Niguarda. Peccato non si parli anche di risorse».
E il centro di identificazione e espulsione di via Corelli?
«Quando è a regime conta 112 persone e lì transitano già migliaia di immigrati ogni anno».
Insomma, non cè proprio posto per i profughi?
«Dire che non cè posto è un eufemismo. Milano ha già fatto abbondantemente la sua parte. Ora tocca agli altri».
A chi si riferisce?
«Ai Comuni che non hanno ancora aperto un centro di identificazione ed espulsione. Noi il nostro labbiamo. In Toscana e in Veneto non se ne vede lombra e se ne parla da tempo. Siamo gli unici, assieme a Torino e Gradisca dIsonzo ad aver fatto la nostra parte».
Oppure si potrebbe aprire il famoso centro per gli immigrati a Malpensa?
«Sullargomento non ho mai ricevuto risposte. Sarebbe la soluzione migliore visto che ormai laeroporto è diventato la nuova Lampedusa».
Cè un po di confusione sui numeri relativi ai profughi o sbaglio?
«Non solo sui numeri. La confusione la fa Salvini, che fa il ventriloquo del ministro Maroni. Sarà vero che il ministro ha a cuore linteresse del territorio. Non lo metto in dubbio. Ma le dichiarazioni del prefetto, che dipende da lui, sullaccoglienza non sono rassicuranti».
Lei dice che Milano ha già dato. Come?
«Contiamo 218mila immigrati regolari e circa 40mila regolari. Ricordo a tutti quelli che si riempiono la bocca della parola integrazione che integrazione significa anche sostenere costi sanitari, per la casa e per il lavoro».
Nelle altre città non è così?
«Il rapporto tra immigrati regolari e cittadini in Italia è del 6,5% e a Milano è del 16,5%. Contiamo il numero più alto di stranieri, ne abbiamo più anche rispetto a Roma».
Quindi appoggia il piano di Formigoni.
«Sì, siamo disposti a mandare volontari e risorse. Ma ripeto: se si tira troppo la corda, poi la corda si spezza. E se accogliamo troppi immigrati, chi li gestisce tutti i problemi di sicurezza nelle periferie?».
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