Al via la battaglia per le Borse europee

Il ministro dell’Economia Padoa Schioppa favorevole a integrazioni nell’area euro

Angelo Allegri

da Milano

Si fa rovente la battaglia per il controllo delle Borse europee. Ieri Deutsche Börse, la società che gestisce il listino di Francoforte, ha formalizzato con una nota la proposta di nozze nei confronti di Euronext, società federata che unisce i mercati di Parigi, Bruxelles, Amsterdam e Lisbona. Quest’ultimo gruppo ha poi lanciato una sorta di ultimatum al New York Stock Exchange perché presenti entro la fine del week end anche la sua offerta. E sempre Euronext è stata in mattinata al centro delle avances di Borsa italiana. «È la nostra prima scelta per un’alleanza», ha detto il presidente di Borsa Spa Angelo Tantazzi. Solo l’altro ieri il cda di Piazza Affari aveva nominato un comitato con l’incarico di esplorare il percorso per eventuali intese internazionali. E nei giorni scorsi l’ad della società italiana, Massimo Capuano, aveva ricevuto una lettera del suo omologo di Euronext, Jean François Theodore, in cui quest’ultimo esprimeva interesse per una collaborazione sempre più stretta. Sempre ieri infine il Nasdaq, listino tecnologico Usa, ha annunciato di aver superato il 25% nella Borsa di Londra (vedi articolo a fianco).
A motivare tanta frenesia tra i listini del vecchio continente è l’evoluzione del mercato, spinta tra l’altro da una direttiva europea che dall’anno prossimo favorirà la liberalizzazione degli scambi, accentuando le pressioni al ribasso delle commissioni. A contribuire poi all’accelerata degli ultimi giorni è l’assemblea di Euronext, in calendario per martedì ad Amsterdam. Gli azionisti, tra cui figurano molti hedge fund, vogliono prendere una decisione sul futuro della società.
Per questo il numero uno di Deutsche Börse, Reto Francioni, ha messo le carte sul tavolo. Secondo la sua proposta la holding congiunta sarà basata in Olanda e il quartier generale operativo a Francoforte. Il trading azionario (contrattazioni in contanti) e le responsabilità delle nuove quotazioni sarebbero gestite da Parigi, il business dei derivati sarebbe seguito da Londra e dalla città tedesca. I vertici di Euronext, per il momento, hanno risposto con freddezza sottolineando che la proposta della società tedesca non contiene «niente di nuovo». Sarcastico, invece, il commento del possibile rivale di Francioni, John Thain, amministratore delegato del New York Stock Echange: «Dov'è il prezzo? Come può esserci un'offerta se non c’è un prezzo?». Le difficoltà di una eventuale fusione non mancano: c’è una certa sovrapposizione nel settore dei derivati, ma soprattutto pesano i timori francesi di acquisizione mascherata da parte dei tedeschi. A Parigi, infine, non piace la struttura di business del gruppo tedesco, il cosiddetto silos, che comprende sotto lo stesso tetto le attività di trading e di post trading (quali liquidazione e compensazione). «Il modello tedesco non può essere generalizzato in Europa. Questo è un punto da discutere» ha detto ieri il ministro dell’Economia francese Thierry Breton, che ha chiesto di essere informato sull’andamento delle trattative.
Quanto al ruolo di Borsa italiana, Piazza Affari ha detto di voler «avviare discussioni il più presto possibile» con Euronext.

E un’eventuale integrazione nella euro zona è ben vista dal nuovo ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, il quale si è però affrettato a dire di «non voler prendere posizione» sulle decisione di società private. Da lunedì in poi ogni giorno è buono per i primi colloqui. Mentre il prossimo consiglio di Borsa italiana è previsto per la metà di giugno.

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