Oltre 150 neurochirurghi europei e specialisti in ortopedia si ritroveranno a Treviso dal 15 al 17 maggio. L'occasione è il Sesto corso internazionale delle tecniche mininvasive in neurochirurgia. Tra i luminari sarà presente il professor Armando Basso, cattedra a Buenos Aires e past-presidente mondiale dei neurochirurghi. Basso, con 23 colleghi ha dato vita ad una fondazione che si occupa dello sviluppo della neurochirurgia nei Paesi emergenti. A Treviso vi sarà anche il professor Albino Bricolo, cattedra di neurochirurgia a Verona, un ambasciatore all'estero della medicina italiana. Parliamo con il professor Alberto Alexandre, la vera anima di questo incontro, si è formato a Vienna con il professor Hanno Millesi, un pioniere della chirurgia dei nervi periferici. La vita di Alexandre la si può sintetizzare in una manciata di numeri: 2400 interventi di neurotraumatologia cranica e spinale, oltre 5mila interventi sulla colonna vertebrale, 5mila operazioni di chirurgia endoscopica per patologie del sistema nervoso periferico, 7850 trattamenti delle ernie discali mediante discolisi percutanea.
Con molta bonomia, tipica dei personaggi di Goldoni , afferma: «La neurochirurgia tradizionale è altamente traumatica: per troppo tempo ha prodotto grandi ferite nel corpo e nella psiche. Da anni ci siamo sforzati di mettere a punto metodiche che non lacerano i corpi ed offrono in molte occasioni grandi risultati. Nel 40 per cento delle persone adulte si registra un processo degenerativo della colonna vertebrale, i dischi perdono la loro funzione di ammortizzatori, si atrofizzano, provocano dolori. Si deve intervenire togliendo in primo luogo i disturbi ed il dolore, rispettando però il paziente come persona, non pensando solo all'organo che ha perso la sua funzionalità. La degenerazione artrosica delle articolazioni come l'ernia del disco va trattata nella maggior parte dei casi con metodiche non traumatiche. L'ernia discale - ricorda il professor Alexandre - può essere provocata da uno sforzo inconsulto. Di solito, però, si sviluppa gradualmente in seguito ad una degenerazione dei dischi dovuta all'invecchiamento. Il dolore può essere eliminato con un trattamento medico (riposo a letto su materasso rigido, analgesici, corsetto di sostegno, ginnastica), ma tende a ricomparire. Per sconfiggerlo , nel passato, si ricorreva alla chirurgia tradizionale. Poi si comprese che l'intervento ha dei grossi limiti di efficacia: riduce la funzionalità della colonna vertebrale e sottopone numerose vertebre ad una maggiore sollecitazione meccanica che provoca un aumento delle recidive». A Treviso il professor Alexandre, presidente della Società italiana per le tecniche chirurgiche minivasive, dopo aver sviluppato la neurochirurgia in numerosi grandi ospedali veneti, ha dato vita all'European Neurosurgical Institute (Euni-www.eunionline.com), un Centro con un team di 17 neurochirurghi che si è sviluppato creando Istituti in altre citta: a Milano, Roma, Bologna, Pordenone, Mestre, Modena, Lodi. Una rete che ha diffuso le conoscenze e limpiego dei sistemi mininvasivi.
«Da anni abbiamo la possibilità di pungere lateralmente il disco patologico, e rimuoverlo o aspirarlo, o iniettarvi una sostanza che abbia la capacità di modificare i tessuti. Ora - precisa il professor Alexandre - attuiamo l'intervento di iniezione intradiscale di ozono: il disco viene punto con un ago sottile e si inietta una miscela di gas che ha effetto di accelerare il processo di degenerazione discale e di ridimensionarne il volume, e quindi la compressione sulla radice nervosa. Al contempo si ottiene un effetto ossigenante e vasoattivo sulla radice del nervo. Questo è un progetto di ricerca dell'Università di Milano, che sta dando oggettività e scientificità di risultati». Nuove terapie si stanno sperimentando.
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