Un batterio killer si aggira per l'Europa Ma la vera epidemia... è quella della paura

Quando un virus nuovo minaccia la nostra tranquillità siamo portati a dubitare anche della scienza. Ma così commettiamo un errore. Perché solo gli esperti e i test di laboratorio possono restituirci fiducia nella vita

Un batterio killer si aggira per l'Europa 
Ma la vera epidemia... è quella della paura

Possiamo aver paura del buio, di un si­lenzio assoluto o di un rumore improvvi­so; ci può fare paura una persona, il cielo che si oscura, un terremoto, un’alluvione. Sono paure dominabili appena riusciamo ad avere il controllo della nostra emotività e affrontiamo razionalmente le situazioni. Perfino di fronte a qualcosa di impressio­nante come un terremoto siamo in grado di dominare il nostro terrore e reagire, ma ci sono tuttavia strane circostanze indecifrabili, misteriose anche per le persone di media cultura, che provocano paura e fatalismo insieme, come se la rassegnazione all’incapacità di capirne le cause susciti un’impotenza carica di angoscia, di cui non ci si sa dare ragione.

Sono le caratteristiche tipiche delle paure primordiali, quando la conoscenza aveva un fondamento mitico e non scientifico, quando il pensiero magico cercava la spiegazione degli eventi senza poter ricorrere alla loro comprensione razionale. Se un tempo l’eclissi di sole terrorizzava gli uomini del pianeta, che esorcizzavano le loro paure con ri-ti e sacrifici, oggi la stessa eclissi diventa un’attrazione turistica perché il sapere scientifico ce ne dà una spiegazione razionale che cancella qualsiasi paura. E, tuttavia, certe attuali situazioni drammatiche sembrano riavvicinarci all’alba dei tempi, nonostante la nostra scienza e la nostra laicità. In Germania si muore perché si mangia semplicemente un ce-triolo, si è detto. Un ortaggio in apparenza tanto inoffensivo, tanto diffuso sulle tavole, con un nome che può sembrare perfino un po’ ridicolo, riesce ad ammazzare delle persone, e fior di scienziati non sono in grado di dare una spiegazione.

Ma non è esattamente così, ormai si ha la certezza che neppure più il povero cetriolo sia responsabile dell’epidemia, ma qualche altra misteriosa causa a cui non si riesce ancora a risalire. O meglio, la spiegazione rinvia il mistero: la causa è un virus, cioè qualcosa di impalpabile, di invisibile, di indecifrabile che colpisce senza pietà. Noi, che abbiamo una cultura media, che non passiamo il tempo sui microscopi per vedere cosa combinano le cellule impazzite del cetriolo o di qualsiasi altra sostanza, restiamo esterrefatti, arrabbiati, impauriti. Ma come? ci diciamo: riusciamo a mandare nello spazio una decina di uomini tutti insieme dentro a una specie di casetta e ci facciamo fregare da un banalissimo cetriolo o da qualcosa di affine! C’è della razionalità in questo? È ovvio avere paura e prendersela con chi ci dice che la ricerca scientifica può darci una ragione di tutto.

D’altra parte, non c’è alternativa,siamo nelle mani degli scienziati: sono soltanto loro che possono salvarci dall’epidemia. È stato così per altre pestilenze, ebola, aviaria, mucca pazza, peste suina. Ogni tanto arriva un virtus che minaccia la nostra tranquillità mandando qualcuno di noi all’altro mondo soltanto perché mangia qualcosa di assolutamente del tutto comune. Abbiamo paura, capiamo che il nostro sapere ha dei limiti e non è cosi potente come si supporrebbe; con saggezza le persone più accorte suggeriscono che la scienza non è padrona del mondo e che gli scienziati dovrebbero rimanere umili di fronte al mistero della vita, della malattia e della morte. Però, poi, dopo aver predicato (giustamente) contro la volontà di potenza della conoscenza scientifica, non andiamo a fare sacrifici primordiali di capretti o agnelli per chiedere a qualche divinità di liberarci dai virus e delle pestilenze: non ci resta che sperare nella bravura degli scienziati, augurandoci che le loro ricerche siano in grado di debellare il misterioso killer che si annida non si sa dove.

Alla fine,la nostra comprensibile paura di fronte all’invisibile, all’impalpabile virus assassino potrà essere dominata razionalmente proprio da quella scienza che avevamo invitato ad essere meno presuntuosa. Purtroppo, si potrebbe dire, non è la conoscenza letteraria, artistica, musicale che ci aiuta a liberarci dalla paura dell’ignoto che ci aggredisce, ma è quella scientifica.

Si prenda in considerazione la paura del nucleare: invece di farci sopra tanta letteratura, non sarebbe meglio fidarci (spiace, non ci sono vere alternative) degli scienziati che sanno cosa sia l’energia nucleare?

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