Claudio Pompei
Non si è ancora conclusa la intricata vicenda post-elettorale riguardante la presidenza della Provincia di Viterbo. Alle ultime elezioni, nella scorsa primavera, il candidato presidente della Casa delle Libertà Francesco Battistoni sfiorò lelezione al primo turno. Con il 49,97 per cento dei consensi, gli mancarono circa duecentocinquanta voti per farcela al primo turno.
Il suo avversario Alessandro Mazzoli ottenne poco più del 32 per cento. Ma al successivo ballottaggio, per una serie di strane manovre che interessarono anche aree marginali al centrodestra, si verificò un consistente spostamento di consensi che ribaltò la situazione. Sul filo di lana, seppure per poco, la spuntò Mazzoli.
Ma a urne chiuse e proclamazione avvenuta, venne fuori il caso di un dipendente dellamministrazione provinciale eletto nelle liste dei Ds.
Un lampante caso di ineleggibilità che indusse Battistoni a presentare un ricorso al Tribunale amministrativo regionale. I giudici del Tar, però, ritennero di non accogliere la richiesta di sospensiva (che avrebbe ribaltato completamente la situazione) forse anche perché, nel frattempo, il consigliere ineleggibile era stato fatto dimettere.
Il Tar, che ha reso note le motivazioni della decisione solo di recente, ha ritenuto che lirregolarità non potesse inficiare il risultato delle elezioni provinciali. Ma se si riflette sul fatto che il candidato in questione, un certo Bianchi, aveva ottenuto un numero di voti sicuramente superiore ai 250 che erano costati a Battistoni la mancata elezione al primo turno, come si può pensare che lirregolarità non abbia influito sul risultato finale?
Una volta accertato il caso di ineleggibilità (cioè la nullità dellelezione, non lannullamento), se fossero stati eliminati i voti ottenuti da Bianchi al primo turno, si sarebbe abbassato il quorum e Battistoni avrebbe superato il 50 per cento, diventando così presidente.
Ecco perché il candidato della Cdl ha deciso di non mollare e presentare un ricorso in secondo grado al Consiglio di Stato.
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