Bayrou: «Né con Sarkozy né con la Royal»

Stilettata al candidato del centrodestra: anni fa mi propose di far fuori Chirac

Bayrou: «Né con Sarkozy né con la Royal»

nostro inviato a Parigi

Una neutralità velenosa. François Bayrou ha deciso di non dare indicazioni di voto nel ballottaggio tra Sarkozy e la Royal e di continuare a giocare autonomamente. Ieri ha annunciato lo scioglimento del suo partito, l’Udf, che verrà sostituito da una nuova formazione, il Partito democratico, con l’obiettivo di capitalizzare alle elezioni legislative di metà giugno il buon risultato ottenuto alle presidenziali. Un uomo solo, persuaso che in Francia ci sia spazio per una terza forza centrista.
Bayrou ieri ha criticato sia «Ségo» sia «Sarko», ma dal modo in cui l’ha fatto, dagli aggettivi usati, dal tono della voce è evidente che considera la socialista il “minore dei mali”. Con grande calma ha spiegato che cosa rimprovera all’una e all’altro. A lei un programma economico che «perpetua l’illusione che lo Stato possa risolvere tutti i problemi» e che pertanto «è un dramma per la Francia perché conduce all’impotenza completa»: la Royal «tratta i cittadini in modo infantile» ed è in grave contraddizione con i suoi progetti di riforma. Ciò nonostante accetta la proposta avanzata da Ségolène di dibattere con lei pubblicamente (probabilmente già domani) ed è pronto a fare altrettanto con il leader neogollista, a cui però ha riservato attacchi assai più pesanti.
Quali fossero le sue intenzioni si è capito in mattinata, quando il quotidiano Sud Ouest ha diffuso una dichiarazione rilasciata confidenzialmente il 16 marzo scorso in cui Bayrou sostiene che tre anni fa Sarkozy gli avrebbe proposto «un’alleanza segreta per far fuori Chirac», una sorta di congiura dei giovani «contro un presidente vecchio e sorpassato», respinta sdegnosamente dal presidente dell’Udf: «Tu fai quel che vuoi, ma a me queste cose non piacciono», gli avrebbe detto. «Da allora non ci siamo più sentiti - confida oggi - ma tra noi c’è un fossato: non potremmo essere più diversi». Uno scoop a orologeria, rimasto nel cassetto della redazione per oltre un mese, e che ha dato il la alla conferenza stampa del pomeriggio.
L’attacco è pesante. «I metodi intimidatori del leader neogollista rappresentano un rischio per la democrazia e per la società francese - dichiara -. Sarkozy è troppo vicino agli ambienti economici e alle potenze mediatiche; è un uomo che ricorre facilmente alle minacce e che se arriverà all’Eliseo concentrerà i poteri come mai prima d’ora in Francia». Riconosce che le sue riforme economiche sono più moderne e convincenti di quelle di Ségolène, ma questo non è sufficiente. Bayrou resta indifferente a qualunque offerta ministeriale, ventilata negli ultimi giorni sia da destra che da sinistra, e apparentemente snobba l’ipotesi di accordi di desistenza alle prossime legislative. Poi, sollecitato da un giornalista, la stoccata finale: «Penso che ci siano delle somiglianze tra Sarkozy a Berlusconi». Nicolas come Silvio, ovvero l’infamia per un’opinione pubblica che continua a giudicare la politica italiana per luoghi comuni. Lunedì scorso era stata la Royal a paragonare il leader dell’Ump a quello di Forza Italia, ora Bayrou rilancia. Solo una coincidenza?
Il momento è delicato. Ieri per la prima volta un sondaggio, commissionato dal Figaro, dava Sarkozy in vantaggio di solo due punti, 51 a 49% (ma un altro su Paris Match è più confortante per il neogollista: 53 a 47%) ed è verosimile che le stoccate di Bayrou possano favorire la socialista; di quanti punti, però, non si sa. Al primo turno il candidato centrista ha ottenuto il 18,5%. Secondo uno studio diffuso ieri, il 7% andrà alla Royal, il 6,5% a Sarkozy, mentre il 5% degli elettori è ancora indeciso. Saranno loro, verosimilmente, a decidere il nome del nuovo presidente della Repubblica.
Intanto l’opinione pubblica guarda con curiosità al neonato Partito democratico, la cui identità appare, però, ancora vaga.

Il leader centrista si è limitato a dire che «si batterà per ottenere la separazione dei poteri, l’imparzialità dello Stato e una vera democrazia sociale, osteggiando caste e promuovendo la vera mobilità tra le classi». Insomma, Bayrou ha tanti buoni propositi; sarà capace di trasformarli in un progetto coerente?

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