Bazoli «battezza» Intesa Sanpaolo Nozze il 1° dicembre

Agli Agnelli il 2,4%. Definito l’assetto di comando. Torino: «Da soli crescevamo troppo poco». I revisori approvano il concambio

Massimo Restelli

da Milano

«Intesa Sanpaolo Spa»: la Superbanca di Giovanni Bazoli lascia nel cassetto gli acronimi («Banca Isi») delle società specializzate e fissa il matrimonio il primo dicembre. Qualcosa potrebbe ancora cambiare, ma con ogni probabilità anche il marchio sarà una crasi tra i caratteri (il cosiddetto lettering) e il colore verde di Torino e il logo con l’acquedotto scelto a suo tempo da Bazoli per simboleggiare la solidità e il dinamismo di Banca Intesa al momento delle nozze Cariplo-Ambroveneto.
La tempistica delle assemblee (30 novembre in prima convocazione) è stata ufficializzata ieri in un corposo documento dove la superbanca nata sull’asse Milano-Torino conferma l’obiettivo di essere «la migliore» del Paese, favorendo il rafforzamento del sistema rispetto alla concorrenza Ue. L’ossatura rimane improntata a un equilibrio «geografico» e «funzionale» tra le due promesse spose: se la sede legale e la segreteria generale saranno a Torino, Milano avrà infatti il corporate e l’investment banking. Cui si aggiungono garanzie di governance che prevedono un voto proporzionale di lista per l’elezione del consiglio di sorveglianza (in caso di parità c’è il ballottaggio) e meccanismi per evitare il cumulo delle cariche in quello di gestione (non saranno ammessi più di 4 «impegni»). Il direttore generale potrebbe, invece, anche essere uno solo.
L’Antitrust terminerà il proprio esame «il 22 dicembre», ha detto il presidente Antonio Catricalà, ma Sanpaolo e Intesa hanno già definito il matrimonio a «basso rischio di esecuzione» grazie alla compatibilità dei modelli di business.
Torino ha specificato di essersi avvicinato a Ca’ de Sass perché la crescita organica sarebbe stata insufficiente al necessario salto dimensionale e le due società di revisione Pricewaterhouse e Kpmg hanno ritenuto «adeguato» il concambio confermando il lavoro degli advisor. Questa tesi, tuttavia, stride con quella del Santander che continua a chiedere soddisfazione. In ogni caso l’attuale patto parasociale di Piazza San Carlo scadrà in automatico con la fusione. Da cui risulterà un aggregato finanziario, dove accanto ai grandi soci stabili ci saranno Capitalia (1% del capitale), Mediobanca (0,8%), Mps (0,7%), Giovanni Agnelli & C. Sapa (2,4%) e Reale Mutua (0,7%).


Confermata, infine, la vocazione estera di Intesa Sanpaolo, che prevede un «graduale processo di semplificazione» in Serbia e Ungheria. Così come la prospettiva di un’alleanza più ampia nel risparmio gestito tra Eurizon e i francesi del Crédit Agricole.

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