Bazoli e Passera al varo di Intesa

Al via la Superbanca: sei divisioni e 16 direzioni centrali agli ordini dell’amministratore delegato. Esordio incerto in Borsa. Da ieri al lavoro il consiglio di gestione dell’istituto

Bazoli e Passera al varo di Intesa

Milano - Pietro Modiano-Francesco Micheli: il presidente Giovanni Bazoli scioglie le riserve sulle due direzioni generali di Intesa Sanpaolo, la Superbanca da 74,4 miliardi di capitalizzazione nata ieri ufficialmente anche in Piazza Affari insieme alla nuova stagione borsistica. La mappa del potere è stata ufficializzata dal consiglio di sorveglianza dell’istituto mentre il titolo, dopo aver ceduto fino allo 0,9% in mattinata, chiudeva incolore (meno 0,21% a 5,83 euro) unico tra le blue chip tutte positive, tra scambi per lo 0,94% del capitale (111 milioni i pezzi passati di mano).
Un’accoglienza «tiepida» spiegabile sia con la rincorsa messa a segno nelle scorse settimane dalle due promesse spose sia da qualche difficoltà tecnica che ha ritardato la partenza. Malgrado le lusinghiere pagelle delle case di analisi internazionali come Fitch e Standard & Poor’s, nelle sale operative rimane però anche qualche perplessità sulla forza di penetrazione estera del gruppo e sull’entità del capitale in eccesso al termine del processo di ristrutturazione e del riacquisto di Nextra.
Domande cui risponderà il piano industriale firmato dall’amministratore delegato e ceo Corrado Passera, confermato ieri uomo chiave nella governance duale del supergruppo insieme a Bazoli. Se è il professore bresciano a tenere le fila tra i grandi soci che siedono nel consiglio di sorveglianza, a Passera devono infatti rendere conto le sei business unit secondo una struttura di comando «piatta». Senza dimenticare la stessa promozione alla direzione generale di Micheli: il regista delle risorse umane di Intesa che è stato al fianco di Passera fin dal rilancio di Poste Italiane e a cui è ora affidato il dialogo con il fronte sindacale: il prossimo incontro è l’11 gennaio.
Contrariamente alle attese è restato quindi fuori dalla «rosa» Gaetano Micchichè che tuttavia espande la propria influenza sul corporate e sull’investment banking diventando presidente di Banca Imi in vista della fusione con Caboto. Direttore generale vicario è Pietro Modiano, cui è affidato anche il retail del gruppo con la divisione Banca dei Territori, mentre Enrico Salza presiede il consiglio di gestione. Si tratta della stanza operativa di Intesa Sanpaolo dove rispettando le attese, accanto a Passera siedono in quota «torinese» il vicepresidente Orazio Rossi (Cariparo), l’imprenditore Giuseppe Fontana, Emilio Ottolenghi, Virgilio Marrone (Ifil) e Gianluigi Garrino di Fondaco, mentre la scelta di Ca’ de Sass è caduta sull’ex presidente delle Fs, Elio Catania, l’industriale Giovanni Battista Limonta, Giovanni Perissinotto (Generali) e Marcello Sala (Cariparma).
Ufficializzare la composizione spettava sempre al consiglio di sorveglianza che ha poi provveduto a costituire sia i tre comitati tecnici previsti dallo statuto (Nomine, Remunerazioni e Controllo) sia quello per le Strategie che quello per il Bilancio. Sintomo che Intesa Sanpaolo vuole essere operativa da subito, tanto che Passera ha bruciato i tempi con il comitato di gestione da cui è uscito l’intero organigramma delle prime linee.
A partire dalle 6 business unit. Dove oltre a Miccichè e Modiano siedono Giovanni Boccolini (divisione Banche Estere), Mario Greco (Eurizon), Mario Ciaccia e Carla Ferrari per la finanza pubblica rispettivamente con Biis e Opi (poi destinate a integrarsi) mentre quella di gruppo rimane ad interim a Passera.


Create infine 16 direzioni centrali, alcune delle quali raggruppate in quattro funzioni assegnate, oltre che a Micheli (Governo Risorse), a Carlo Messina (Valore), Flavio Venturini (Crediti) e Bruno Picca (Amministrazione) che sarà preposto anche alla stesura dei documenti contabili di una superbanca da 12 milioni di clienti. Secondo indiscrezioni, infine, il presidente della Compagnia di Sanpaolo, Franzo Grande Stevens, potrebbe invece guidare il patto di consultazione «leggero» tra le grandi fondazioni azioniste.

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