da Milano
Sono passati una ventina danni, e ora la strada di Giovanni Bazoli torna a incrociarsi con quella del Sanpaolo di Torino grazie al progetto di fusione tra Intesa e listituto torinese. Nell86, infatti, il Sanpaolo decise di uscire dal capitale del Nuovo Banco Ambrosiano, nato dalle ceneri del vecchio Banco stroncato dalle spregiudicate manovre di Roberto Calvi. Bazoli fu lartefice di quella rinascita nellagosto dell82, quando - decretato il fallimento del Banco - venne organizzato il pool di istituti, sette in tutto (Sanpaolo Torino, appunto, oltre a Popolare di Milano, Bnl, San Paolo di Brescia, Credito Romagnolo, Popolare di Verona e Imi), che si sarebbe fatto carico di avviare il motore della nuova banca.
Per la verità, secondo le cronache dellepoca, Bazoli (allepoca vicepresidente del San Paolo di Brescia) non si mostrò particolarmente entusiasta allidea di intraprendere lavventura. Fece presente di non essere un banchiere, ma piuttosto un giurista. Carlo Azeglio Ciampi, che in quel periodo governava la Banca dItalia, replicò così: «E io sono laureato in lettere». Convinto anche dalle pressioni di Nino Andreatta, Bazoli accettò.
Il Sanpaolo Torino entrò nel capitale del Nuovo Banco con un pacchetto pari a circa il 13,5% del capitale, terzo azionista dopo la Popolare di Milano e la Bnl. Lanno successivo, cominciarono a circolare le prime voci di disimpegno dal Banco da parte della banca piemontese. Uscita poi avvenuta, contestualmente a quella di Bnl, nell86, quando listituto guidato da Bazoli aveva già completato loperazione di fusione con La Centrale. «Le due banche pubbliche - commentò Bazoli - sono uscite perché avevano ritenuto concluso positivamente il loro intervento». Un segno che il Nuovo Banco stava seguendo i binari del recupero di efficienza e redditività.
Quelluscita di scena da parte di San Paolo e Bnl, le cui quote passarono in parte nelle mani del Crediop, rappresenta uno snodo cruciale nelle strategie bazoliane. Nellaprile dell97, la Gemina del gruppo Agnelli investì 200 miliardi di lire per assicurarsi il 12% dellistituto, diventandone lunico socio di matrice non bancaria. Per Bazoli, la presenza di Gemina e Crediop consente di realizzare sinergie tra partner che operano in settori complementari.
Quindi, in successione, seguirono le operazioni che trasformeranno il Nuovo Banco nel gruppo Intesa: lincorporazione della Cattolica del Veneto (1989), laccordo con Cariplo (1997) e lintegrazione di Comit (2001). Fino allaccordo di questi giorni, che fa di nuovo incrociare la strada di Bazoli con quella del San paolo.
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